
Ognuno potrebbe di Michele Serra
Perché la parola “io” è diventata un’ossessione? Perché fare spettacolo di ogni istante del proprio vivacchiare? Giulio non lo sopporta, e soprattutto non lo capisce. Si sente fuori posto e fuori tempo. Ma di questa sua estraneità non si compiace: sospetta di essere un “rompiballe stabile”, come lo definisce la fidanzata Agnese.
In un’imprecisata pianura che fu industriale e non è quasi più niente, Giulio si aggira in attesa che qualcosa accada. Per esempio che qualcuno gli spieghi a cosa servono, se non a perdersi meglio, le rotonde stradali; o che qualcuno compri il capannone di suo padre, che fu un grande ebanista. Una bottega un tempo florida e adesso silenziosa e immobile, come un grande orologio fermo.
Scritto quasi solo al presente, come se passato e futuro fossero temporaneamente sospesi, Ognuno potrebbe è il rimuginare sconsolato e comico di un vero e proprio eroe dell’insofferenza. Un viaggio senza partenza e senza arrivo che tocca molte delle stazioni di una società in piena crisi. Nella quale la morte del lavoro e della sua potenza materiale ha lasciato una voragine che il narcisismo digitale non basta a riempire.
“La banalissima verità – così banale che quasi mi vergogno a dirla – è che non sono contento di me stesso. Proprio come dice la Oriani. Non mi piaccio. Le poche volte che perdo tempo a guardarmi alle specchio e a considerare come sono fatto vedo una faccia incerta, una persona sbiadita. Mi piace credere di essere silenzioso e riflessivo, ma sono solo sfuggente e inadeguato.”
“Potrei fare molto meglio. Ognuno potrebbe fare molto meglio. Prendevo la sufficienza, la salvezza, però appeso allo strapiombo, il minimo per campare con il minimo della fatica, con minimo prestigio e al minimo sollievo.”

“Hai un pessimo carattere, mi dice Agnese fermandomi la mano che sto per ficcare in tasca. Dunque adesso sappiamo di che cosa parlare: del tuo pessimo carattere. Non è un buon argomento di conversazione, le dico. Anzi, a pensarci meglio il solo vero argomento di conversazione dovrebbe essere: perché non siamo più capaci di mettere quattro parole in croce, magari guardandoci negli occhi?”
Debora

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Un commento
Debora Libardi
non ho mai letto nulla di questo autore .. forse dovrei iniziare!!! la copertina mi intimorisce un po' 😛