
La strana indagine di Thomas Winslow di Giacomo Festi
L’aspetto che salta subito in mente una volta terminata la lettura è che non si può facilmente descrivere. Thomas Winslow decide di raccontarsi a più livelli. C’è il Thomas che scappa da una storia all’altra, c’è il Thomas investigatore ma c’è anche il viaggio interiore all’interno del suo animo.
“Lo sentiva. Quello era il climax. Era il punto di tensione massima della storia, quello a cui doveva stare attento. Il punto cruciale che gli comunicava che doveva allontanarsi per non intralciare il giusto svolgimento della storia, qualunque essa fosse.”
L’antropologo forense del distretto di Westbanner avrebbe potuto inquietare, o almeno mettere a disagio, anche il più duro uomo della strada. Era un individuo basso e grassoccio, con la testa calva e degli orribili occhialetti tondi che davano al suo volto paffuto un’aria estremamente effeminata. Qualcuno diceva che effeminato lo era sul serio. Dicevano anche che quando rimaneva solo in quel suo piccolo spazio personale si dava da fare in maniera poco ortodossa e signorile coi cadaveri che riteneva più attraenti. I più maligni dicevano che per compensare la sua convivenza con la consorte, una donna molto grassa con una spessa e vistosa peluria sul labbro superiore. Non c’era quindi da stupirsi se, nel vedersi ammogliato con una simile creatura, la passione per le donne gli fosse passata del tutto.
In questo modo, avendo ben chiari in mente gli attori della storia, sembra quasi di assistere alle scene di un film. Stesso discorso vale per le ambientazioni e le descrizioni che non risultano mai prolisse ma sempre concise e nello stesso tempo suggestive.
Alcune riflessioni di Thomas potrebbero risultare ripetitive quasi ridondanti, in qualche modo però è la dimostrazione che per Thomas la sua situazione sia diventata un tarlo fisso.
Lo stile dell’autore è diretto. non si priva della spontaneità nel linguaggio dei personaggi, non perfetto, ma sicuramente originale, anche grazie all’utilizzo di espressioni non ordinarie e di periodi brevi che rendono il ritmo incalzante.
Per alcuni punti mi ha ricordato La verità sul caso Harry Quebert: in entrambi c’è un caso da risolvere e, come nel libro di Dicker, anche in quello di Giacomo Festi ci sono alcuni elementi che richiamano al mondo della scrittura e del romanzo. La sostanziale differenza è che sono i personaggi stessi a parlare di quello che si nasconde dietro alla stesura di una storia.
Poi c’è anche l’abilità stessa dell’autore, la sua capacità di caratterizzare il personaggi e di dargli un carattere coerente e credibile, ma qui io posso fare poco. Basti quindi sapere che una volta che la storia è completa, elle deve solo fare il suo corso.
Se amate le storie non potete non dare una possibilità a La strana indagine di Thomas Winslow, un libro capace di far riflettere anche dopo aver girato l’ultima pagina.

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4 commenti
Jean Jacques
Felicissimo che ti sia piaciuto e delle tue bellissime parole! 😀 inoltre complimenti, hai trovato ambo le citazioni nel nome del protagonista 😉
Gioia Twin
ahahah sul cognome ero sicura mentre sul nome non avevo proprio idea ma "quella scena" è stata risolutiva! E' stata davvero un'interessante scoperta!
Alessio Del Debbio
Bello, non vedo l'ora di leggerlo anch'io! 🙂
Gioia Twin
Sono sicura che ti piacerà!! 😉