
Il pianista – Varsavia 1939-1945: la straordinaria storia di un sopravvissuto di Wladyslaw Szpilman
Io trascorsi due notti e un giorno con dieci persone, in piedi dentro un piccolo gabinetto. Qualche settimana sopo, quando ci chiedemmo come ci fossimo riusciti, e tentammo di pigiarci di nuovo là dentro, scoprimmo che solo otto persone, purché non terrorizzate a morte, vi sarebbero potute entrare.
La realtà del ghetto era tanto peggiore proprio perché aveva la parvenza della libertà. Si poteva uscire in strada serbando l’illusione di trovarsi in una città assolutamente normale. Le fasce che portavamo sul braccio e che ci marchiavano in quanto ebrei non ci turbavano perché le portavamo tutti.
La medesima istintiva paura non abbandonò mai la gente del ghetto per quasi due anni. Anche se in confronto al periodo che sarebbe seguito quelli furono anni di relativa calma, trasformarono però la nostra vita in un incubo senza fine, perché con tutto il nostro essere avvertivamo che in qualsiasi momento sarebbe potuto accadere qualcosa di terribile, pur ignorando quale fosse il pericolo che ci minacciava e da dove sarebbe arrivato.
Mettendo insieme le ultime monetine che ci restavano comperammo un’unica crème caramel. Papà la suddivise in sei parti con il temperino. Quello fu l’ultimo pasto che consumammo insieme.
«Papà!» gridai! Mi vide e fece per avvicinarmisi, poi esitò e si bloccò. Era pallido, come le labbra che gli tremavano. Si sforzò edi sorridere, con un’espressione di impotenza e di sofferenza sul viso, poi sollevò una mano in un gsti di addio, come se lui dall’oltretomba prendesse congedo da me, che partivo verso la vita. Quindi si voltò e si diresse verso i vagoni.
Ero consapevole di essere stato strappato in modo definitivo da tutto ciò che fino a quel momento aveva costituito la mia vita. Ignoravo quello che mi aspettava. Avevo solo la certezza che sarebbe stato orribile come nei miei pensieri più foschi.
Il giorno seguente sarebbe cominciata per me una nuova vita. Come avrei fatto a riaffrontarla, avendo alle spalle soltanto morte? Quale energia vitale potevo trarre dalla morte?
Dappertutto ci sono paura e terrore, uso della forza, arresti. Ogni giorno la gente viene portata via e uccisa. La vita di un essere umano, per non parlare della sua libertà personale, è priva di valore. ma l’amore per la libertà è innato in ogni essere umano e in ogni nazione e alle lunghe non può essere soppresso. la storia ci insegna che la tirannide ha sempre avuto vita breve. E ora noi abbiamo sulla coscienza sanguinosi crimini causa delle orribili ingiustizioe commesse nell’assassinare i cittadini ebrei.
…non riesco a convincermi che Hitler voglia una cosa simili e che esistano tedeschi che diano tli ordini. Se è vero, ci può essere una sola spiegazione: sono persone malate, anormali o pazze.

5 libri di cui vorrei leggere un sequel

5 libri che vorrei vedere sul grande schermo
Potrebbe anche piacerti

Quello che gli altri non vedono di Virginia MacGregor
2 Aprile 2015
Una stanza piena di sogni di Ruta Sepetys
26 Settembre 2016