5 libri che mi attirano dal titolo

Buongiorno cari Twinslettori!!
Un’altra settimana sta per giungere al termine e non è Venerdì senza 5 cose che!

Quello di oggi è sicuramente tra i post più facili scritti per la rubrica.
Il titolo di un libro, per quanto ci riguarda, forse ancora di più della copertina, è la prima cosa che ci colpisce anche se, come abbiamo visto nei 5 elementi che valuto nell’acquisto di un libro sono altri i punti su cui poi ci soffermiamo.

Qualsiasi titolo o storia che riguarda “vecchi”, “vecchietti”, “persone anziane”, “ottantenni” e affini attira subito la mia curiosità se poi leggono romanzo d’amore, mi catturano all’istante. Avendo letto solo Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare non so proprio cosa aspettarmi, la sinossi dà un’idea ma ammetto di avere un certo timore per gli autori sudamericani.
Il vecchio che leggeva romanzi d’amore
di Luis Sepúlveda
Il vecchio Antonio José Bolívar vive ai margini della foresta amazzonica ecuadoriana. Ha con sé i ricordi di un’esperienza – finita male – di colono bianco, la fotografia sbiadita della moglie e alcuni romanzi d’amore che legge e rilegge in solitudine. Ma il suo patrimonio è una sapienza speciale che gli viene dall’aver vissuto dentro la grande foresta, insieme agli indios shuar: un accordo intimo con i ritmi e i segreti della natura che i gringos, capaci soltanto di sfruttare e distruggere, non sapranno mai capire. Solo un uomo come lui potrà dunque adempiere al compito ingrato di inseguire e uccidere il tigrillo, il felino che, accecato dal dolore per l’inutile sterminio dei suoi cuccioli, si aggira minaccioso per vendicarsi sull’uomo. Questa è la storia del loro incontro, ma soprattutto è un canto d’amore dedicato all’ultimo luogo in cui la terra preserva intatta la sua verginità.
Fin dalla prima volta che ho visto questo libro sulla pagina facebook della Fazi, ha catturato la mia attenzione, certo la copertina fa il suo lavoro ma anche il titolo, pur essendo semplice, lascia infinite possibilità. Di che cosa si parla? Qual è la storia di questa figlia femmina? Una volta letta la trama la curiosità è aumentata ancora di più, non vedo l’ora di recuperarlo!
La figlia femmina
di Anna Giurickovic Dato
Sensuale come una versione moderna di Lolita, ambiguo come un romanzo di Moravia, La figlia femmina è il duro e sorprendente esordio di Anna Giurickovic Dato.
Ambientato tra Rabat e Roma, il libro racconta una perturbante storia familiare, in cui il rapporto tra Giorgio e sua figlia Maria nasconde un segreto inconfessabile. A narrare tutto in prima persona è però la moglie e madre Silvia, innamorata di Giorgio e incapace di riconoscere la malattia di cui l’uomo soffre. Mentre osserviamo Maria non prendere sonno la notte, rinunciare alla scuola e alle amicizie, rivoltarsi continuamente contro la madre, crescere dentro un’atmosfera di dolore e sospetto, scopriamo man mano la sottile trama psicologica della vicenda e comprendiamo la colpevole incapacità degli adulti di difendere le fragilità e le debolezze dei propri figli. Quando, dopo la morte misteriosa di Giorgio, madre e figlia si trasferiscono a Roma, Silvia si innamora di un altro uomo, Antonio. Il pranzo organizzato dalla donna per far conoscere il nuovo compagno a sua figlia risveglierà antichi drammi. Maria è davvero innocente, è veramente la vittima del rapporto con suo padre? Allora perché prova a sedurre per tutto il pomeriggio Antonio sotto gli occhi annichiliti della madre? E la stessa Silvia era davvero ignara di quello che Giorgio imponeva a sua figlia?
La figlia femmina mette in discussione ogni nostra certezza: le vittime sono al contempo carnefici, gli innocenti sono pure colpevoli. È un romanzo forte, che tiene il lettore incollato alla pagina, proprio in virtù di quell’abilità psicologica che ci rivela un’autrice tanto giovane quanto perfettamente consapevole del suo talento letterario.
Grazie ad Instagram scopro sempre novità editoriali, un esempio è la casa editrice ABEditore. E’ da qualche giorno che punto ai loro titoli. Il primo che mi ha subito catturata è stato proprio questo. Adoro le fiabe ma mi incuriosisce ancora di più il loro “lato oscuro”. Penso proprio che sarà uno dei miei prossimi acquisti. Se vi capita date un’occhiata al loro catalogo, anche il primo libro citato da Debora è di questa casa editrice!
L’altra metà delle fiabe
a cura di Antonella Castello
Quali sono le origini delle fiabe che abbiamo ascoltato da bambini mentre, sognando ad occhi aperti, fantasticavamo di principi, scarpette di cristallo e gatti parlanti dai poteri magici? In quest’opera si mettono a confronto tre fiabe di Perrault (Cenerentola, La bella addormentata nel bosco e Il gatto con gli stivali) con le loro controparti italiane, quelle di Gianbattista Basile, tratte da “Lo cunto de li cunti”. Per scoprire che anche le fiabe in realtà nascondono il loro “lato oscuro”.
Questo titolo mi ricorda qualcosa di grottesco, un po’ come “Il naso” di Gogol’, la realtà è ben diversa dato che siamo davanti ad un saggio neurologico ma certamente non meno interessante!
L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello
di Oliver Sacks
Oliver Sacks è un neurologo, ma il suo rapporto con la neurologia è simile a quello di Groddeck con la psicoanalisi. Perciò Sacks è anche molte altre cose: «Mi sento infatti medico e naturalista al tempo stesso; mi interessano in pari misura le malattie e le persone; e forse anche sono insieme, benché in modo insoddisfacente, un teorico e un drammaturgo, sono attratto dall’aspetto romanzesco non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana, non ultima in quella che è la condizione umana per eccellenza, la malattia: gli animali si ammalano, ma solo l’uomo cade radicalmente in preda alla malattia». E anche questo va aggiunto: Sacks è uno scrittore con il quale i lettori stabiliscono un rapporto di tenace affezione, come fosse il medico che tutti hanno sognato e mai incontrato, quell’uomo che appartiene insieme alla scienza e alla malattia, che sa far parlare la malattia, che la vive ogni volta in tutta la sua pena e però la trasforma in un «intrattenimento da Mille e una notte». Questo libro, che si presenta come una serie di casi clinici, è un frammento di tali Mille e una notte – e ciò può aiutare a spiegare perché abbia raggiunto negli Stati Uniti un pubblico vastissimo. Nella maggior parte, questi casi – ma Sacks li chiama anche «storie o fiabe» – fanno parte dell’esperienza dell’autore. Così, un giorno, Sacks si è trovato dinanzi «l’uomo che scambiò sua moglie per un cappello» e «il marinaio perduto». Si presentavano come persone normali: l’uno illustre insegnante di musica, l’altro vigoroso uomo di mare. Ma in questi esseri si apriva una voragine invisibile: avevano perduto un pezzo della vita, qualcosa di costitutivo del sé. Il musicista carezza distrattamente i parchimetri credendo che siano teste di bambini. Il marinaio non può neppure essere ipnotizzato perché non ricorda le parole dette dall’ipnotizzatore un attimo prima. Che cosa vive, se non sa nulla di ciò che ha appena vissuto? Rispetto alla normalità, che è troppo complessa per essere capita, e tende a opacizzarsi nell’esperienza comune, tutti i «deficit» o gli eccessi di funzione, come li chiama la neurologia, sono squarci di luce, improvvisa trasparenza di processi che si tessono nel «telaio incantato» del cervello. Ma queste storie terribili e appassionanti tendono a rimanere imprigionate nei manuali. Sacks è il mago benefico che le riscatta, e per pura capacità di identificazione con la sofferenza, con la turba, con la perdita o l’infrenabile sovrabbondanza riesce a ristabilire un contatto, spesso labile, delicatissimo, sempre prezioso per i pazienti e per noi, con mondi remoti altrimenti muti. Questo è il libro di un nuotatore «in acque sconosciute, dove può accadere di dover capovolgere tutte le solite considerazioni, dove la malattia può essere benessere e la normalità malattia, dove l’eccitazione può essere schiavitù o liberazione e dove la realtà può trovarsi nell’ebbrezza, non nella sobrietà». L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello è stato pubblicato per la prima volta a Londra nel 1985.
Pensavate davvero che anche questa settimana non ci avrei infilato qualcosa di Jane Austen?! 😛
Cosa vi ricorda Longbourn? Esatto, la residenza della famiglia Bennet, protagonista di Orgoglio e Pregiudizio. Il titolo quindi mi ha subito fatto drizzare le orecchie! Leggendo la trama, è stato amore a prima vista! Protagonista è la servitù di casa Bennet. Ehi, un “Downton Abbey” ambientato nei romanzi della Austen…deve essere mio! L’idea sembra davvero promettente!!
Longbourn House
di Jo Baker

Sarah è a servizio a Longbourn House da quando era bambina, ma non si è ancora rassegnata a certi compiti ingrati quali lavare la biancheria e svuotare i pitali dei signori. Questa pesante routine senza svaghi la opprime: non vuole accontentarsi di mandare avanti la casa d’altri come Mrs Hill, la governante, fa da sempre. Perciò, quando un giorno di settembre Mr Bennet assume a sorpresa un nuovo valletto, la gioia per la novità è grande. James ha il fisico asciutto e gli avambracci scuriti dal sole. Lavora di buon umore, fischiettando, ed è gentile, ma dà poca confidenza. Sembra sapere tante cose, eppure sul suo passato è stranamente vago. Ama i cavalli e dorme nel solaio della stalla: lí, su una mensola, ha dei libri e, sotto il letto, una sacca scolorita piena di conchiglie. È un mondo intero quello che apre per Sarah, una nuova geografia di orridi, vallette in fiore e campi di battaglia.
Ispirato al non detto di Orgoglio e pregiudizio, Longbourn House ricostruisce con tono brioso la vita della servitú nell’Inghilterra di inizio Ottocento, facendo emergere tra le righe la fatica e le disuguaglianze su cui si reggeva il bel mondo. All’interno di questo affresco storico, che oltre alla campagna dell’Hertfordshire include la Spagna sconvolta dalle guerre napoleoniche e i porti commerciali sull’altra sponda dell’Atlantico, Jo Baker dona pensieri ed emozioni autentici alle ombre che nel celebre romanzo di Jane Austen si limitavano a passare sullo sfondo rapide e silenziose.

Memorie straordinarie di un libro vivente di Mary Blindflowers
Una favola per adulti molto surreale e introspettiva, la cui filosofia di fondo è incentrata sul movimento generoso della morte che, sostanzialmente cieca ed ingiusta, crea un vuoto cosmico in cui il protagonista potrà scegliere se vivere o morire.
I colori dopo il bianco
di Nicola Lecca
Staccarsi dal passato fara’ male?
Silke ancora non lo sa, ma e’ stanca di Innsbruck: una citta’ gelida e perfetta in cui il destino, ostaggio dell’abitudine, domato dalla disciplina e ammansito dalla ricchezza, se ne sta quasi sempre in letargo. Per vivere a pieno sceglie Marsiglia. Ha voglia di novita’, di mare e di colori, e non importa se tutto questo comportera’ mille sfide: Silke e’ finalmente pronta ad affrontarle. Ragazza, ma non ancora donna, rinuncera’ al benessere della sua vita privilegiata per trasferirsi in un micro appartamento vicino al porto, lasciandosi alle spalle lo sfarzo della villa di famiglia e il soffocante controllo di genitori ossessionati dalle regole, ancorati alle tradizioni e devoti al culto della reputazione più che all’amore o alla verita’. Fin dal primo istante, Marsiglia coinvolgera’ Silke nel suo alveare di esistenze complicate, curandola dalla solitudine e accogliendola con una moltitudine che turba e spaventa, rallegra e commuove. Se a Innsbruck il tempo pareva sospeso in un’illusione asettica e le giornate si susseguivano con la grazia innaturale del nuoto sincronizzato, a Marsiglia tutto scorre, governato da un’imprevedibilita’ che mette a dura prova ma offre, in cambio, vivacita’ e calore umano. Come accade con Murielle: una vicina di casa chiacchierona che, armata di torte e di prelibatezze africane, aiutera’ Silke ad abbandonare la sua riservatezza per unirsi al flusso della citta’ e imparare il valore dell’accoglienza, l’importanza dell’ascolto e l’arte di non prendersi troppo sul serio. Nel fitto reticolato delle stradine marsigliesi, Silke si incontrera’ col mondo e si rendera’ conto che ogni labirinto puo’ trasformarsi in un gioco: un rompicapo da risolvere per dimostrare di essere all’altezza della vita. E quando incontrera’ la vecchia gattara di rue de la Palud e il giovane Didier, – ladro, atleta e mangiatore di fuoco – si accorgera’ che il destino, capace di togliere tanto, e’ spesso pronto a dare: proprio quando meno ce lo aspettiamo. Con una scrittura semplice ma elegante, Nicola Lecca realizza l’indimenticabile affresco di una Marsiglia travolgente: e, con uno sguardo pieno d’amore per la vita, rende eterna l’ostinata ricerca di una ragazza desiderosa di un destino che finalmente le assomigli.
Da dove la vita è perfetta 
di Silvia Avallone
C’è un quartiere vicino alla città ma lontano dal centro, con molte strade e nessuna via d’uscita. C’è una ragazzina di nome Adele, che non si aspettava nulla dalla vita, e invece la vita le regala una decisione irreparabile. C’è Manuel, che per un pezzetto di mondo placcato oro è disposto a tutto ma sembra nato per perdere. Ci sono Dora e Fabio, che si amano quasi da sempre ma quel “quasi” è una frattura divaricata dal desiderio di un figlio. E poi c’è Zeno, che dei desideri ha già imparato a fare a meno, e ha solo diciassette anni. Questa è la loro storia, d’amore e di abbandono, di genitori visti dai figli, che poi è l’unico modo di guardarli. Un intreccio di attese, scelte e rinunce che si sfiorano e illuminano il senso più profondo dell’essere madri, padri e figli. Eternamente in lotta, eternamente in cerca di un luogo sicuro dove basta stare fermi per essere altrove. Silvia Avallone ha parole come sentieri allungati oltre un orizzonte che davamo per scontato. Fa deflagrare la potenza di fuoco dell’età in cui tutto accade, la forza del destino che insegue chi vorrebbe solo essere diverso. Apre finestre, prende i dettagli della memoria e ne fa mosaici. Sedetevi con lei su una panchina e guardate lontano, per scoprire che un posto da dove la vita è perfetta, forse, esiste.
Non parlare con la bocca piena 
di Chiara Francini

Bello sapere che si può tornare. Che a ogni passo falso, nella vita, i genitori sono pronti a riabbracciarti con un calore che gli anni non hanno mai attutito né tanto meno spento. Per Chiara, questo calore profuma di caffè e canta sulle note della Vedova allegra. Perché i suoi genitori sono così, loro che l’hanno tirata su in amorosa allegria, le hanno costruito attorno un mondo da fiaba e hanno trattato la vita come una partita a tombola a Natale: leggera.
Chiara ha appena lasciato Federico, il loro nido e i gatti. Il suo essere una donna fallica le ha impedito di portare avanti pure questa storia. E sì che stavolta si era impegnata. Ora il dolore le morde il cuore. Anche le donne come lei soffrono. Ma niente, non ce la fa, ed eccola a suonare il citofono a papà, a trascinarsi su per le scale i due trolley, ad addolcire la vita masticando Galatine per consolarsi un po’. Come le hanno insegnato fin da piccola.
Meno male che, a casa dei suoi, Chiara ritrova tutto com’era, la cameretta rosa da principessa, l’albero di Natale acceso a ogni stagione, le riviste anni Novanta, gli amici di famiglia chiassosi e colorati. E naturalmente la matura armonia d’amore fra i suoi genitori. Un amore che ha superato tante prove, un amore coraggioso e per nulla convenzionale, un amore disinteressato e forte che ha sconfitto i pregiudizi, spesso con il fendente di una risata. Ma anche un amore buffo e capace di curare le ferite della vita (pure quelle che non si rimarginano perfettamente e lasciano la cicatrice). Una vera scuola d’amore, da cui Chiara avrà ancora molto da imparare.
La mia famiglia e altri animali 
di Gerald Durrell e A. Motti
«Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso da ragazzo, con la mia famiglia, nell’isola greca di Corfù. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell’isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro. Non appena si sono trovati sulla pagina non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato i vari amici a dividere i capitoli con loro»: così Gerald Durrell presenta questo libro, uno dei più universalmente amati che siano apparsi in Inghilterra negli ultimi trent’anni. Ma il lettore avrà il piacere di scoprirvi anche qualcos’altro: la storia di un Paradiso Terrestre, e di un ragazzo che vi scorrazza instancabile, curioso di scoprire la vita (che per lui, futuro illustre zoologo, è soprattutto la natura e gli animali), passando anche attraverso avventure, tensioni, turbamenti, tutti però stemperati in una atmosfera di tale felicità che il lettore ne viene fin dalle prime pagine contagiato.
Questi sono i nostri titoli. Fateci sapere se ne avete letto qualcuno, cosa ne pensate e soprattutto quali sono i vostri 5 libri che vi attirano dal titolo
Leggi anche il post di:
Prossimi appuntamenti:
14 luglio – 5 libri con meno di 200 pagine che consiglio
21 luglio – 5 rubriche che amiamo leggere negli altri blog
28 luglio – 5 libri che vorrei leggere solo per la bellezza della loro cover

Ogni settimana proporremo una lista di 5 “cose”: 5 libri, 5 film, serie tv, personaggi, attori ecc ecc. A proporlo non saremo soltanto noi perché invitiamo anche voi a prendere parte attiva nella rubrica, iscrivendovi al gruppo facebook Blogger: 5 cose che… Per altre informazioni vi rimandiamo al post di presentazione che potete trovare QUI

18 Risposte a “5 libri che mi attirano dal titolo”

  1. Ciao ragazze! Quelli che mi intrigano di più sono L'altra metà delle fiabe e Memorie straordinarie di un libro vivente, che sono anche quelli più sulle mie corde per quanto riguarda la trama.

  2. IO ho scoperto "ABEditore" tramite un profilo instagram e me ne sono innamorata! Le loro cover sono davvero bellissime *^* Anche quella di "Memorie straordinarie di un libro vivente" è fantastica!

    1. Li ho scoperti anche io tramite Instagram. Vero, impossibile non notare le loro copertine, spero di recuperare presto qualche titolo!!

  3. Ciao Twins! "La figlia femmina" è davvero tosto… inserito in WL! ^^ E a Debora va la colpa di avermi costretto a inserire anche "Memorie straordinarie di un libro vivente": irresistibile già dal titolo!
    Bizzarro il titolo "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello", ma visto il tema sembra tutto tranne che leggero e superficiale 😉

    1. Ciao Vale!! Sì, vero, per leggere La figlia femmina credo ci voglia il "momento giusto", almeno per quello che si comprende dalla trama, un po' come il libro di Sacks che come dici tu non ha niente di superficiale ma, a quanto ho capito, il tutto è reso molto scorrevole.

  4. "La mia famiglia e altri animali" è in wishlist, chissà quando lo leggerò! Però la copertina di "memorie straordinarie di un libro vivente" mi piace tantissimo!!

  5. Ciao ragazze, che bei titoli! Ora vado immediatamente a spulciare il siti di ABEditore, non sapevo nemmeno della sua esistenza e devo dire che le cover e i titoli sono davvero bellissimi!

  6. L'altra metà delle fiabe e Memorie straordinarie di un libro vivente non li conoscevo: li ho messi subito in WL.

    Grazie del consiglio! 😀

    Silvia

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