American History 1 di JD Hurt (Dark Necessities Series vol.3) | Recensione in anteprima

(Dark Necessities Series Vol. 3)
Genere: Dark Romance, New adult
Data di uscita: 30 Giugno 2017 (pre ordinabile)
Formato: ebook
Pagine: 330
Prezzo: € 2,99
Sono stato un violento, un picchiatore, un adolescente perso. Poi lei è entrata nella mia vita come un bel sogno, come un incanto e mi ha cambiato. Marcia per me è stato questo: rinascita in un’esistenza sbagliata.
Io sono Ryan Carroll e questa è la mia storia americana.
Sono un violento, un delinquente, un uomo perduto. Lei è entrata nella mia vita come un incubo, pronta a riportare a galla demoni antichi seppelliti sotto strati di fango. Marcia è questo per me: morte, distruzione, qualcosa che devo estirpare se voglio stare al sicuro.
Io sono Stephan Carroll e questa è la mia storia americana.
Sono una bugiarda, una vigliacca; un passato che non ho mai accettato mi ha cambiata per sempre. I fratelli Carroll mi hanno cambiata per sempre. Seppure uno di loro è affetto, tenerezza, l’altro è solo morte, disperazione, buio.
Io sono Marcia Horowitz e questa è la mia storia americana.
Ryan, Stephan, Marcia: quando l’amore diventa oscurità.
Recensione
Ci sono generi letterari che non mi incuriosiscono particolarmente, il dark romance è tra questi. Ma quando l’autrice, Jd Hurt, mi ha contattata a novembre 2016 proponendomi di leggere il primo volume della sua serie ho voluto provare a dare una possibilità al libro e al genere e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa soprattutto per lo stile molto coinvolgente ed incalzante dell’autrice.
Con American History 1 arriviamo al terzo capitolo della Dark Necessities Series, il primo della seconda duologia dopo quella di Stolen (Stolen 1 e Stolen 2). American History 1 pur essendo una storia a sé con protagonisti diversi o meglio personaggi che in Stolen facevano parte dei secondari, si incastra spesso ai 2 romanzi che lo precedono, per questo, per avere una comprensione migliore e maggiore consiglio di leggere anche gli altri due.
La protagonista di questa nuova storia è Marcia Horowitz. La migliore amica di Shiloh dei capitoli precedenti. Personaggio che mi aveva molto incuriosita. L’idea di scoprire qualcosa di più su di lei, sul suo passato e sul suo presente mi aveva da sempre stuzzicato la curiosità che, finalmente, viene colmata.
Marcia ha perso da poco sua madre, suo padre frequenta le sale da gioco si indebita al punto che decidono di trasferirsi da New York in South Miami. Si trova qui da appena una settimana ma si sente come un pesce fuor d’acqua. A sostenerla e a darle forza c’è una sola cosa: la musica, unica sua grande passione. Ma, nonostante questo, non le dispiace poi molto questa solitudine in cui si trova.
La storia però vede coinvolti direttamente altri 2 ragazzi. Non so a voi, ma a me il titolo mi ha subito fatto venire in mente il film “American History x” e chi lo ha visto, fin dalle prime pagine capisce che l’accostamento non è poi così sbagliato. Temi, protagonisti e in qualche caso anche alcune scene si rifanno a quelli del film. Ovviamente American History 1 si può considerare una libera, liberissima, reinterpretazione della storia.

Ryan e Stephan, gli altri attori principali del libro, sono due fratelli. E’ Ryan ad aprire il racconto e a presentarsi. Si trova con Jamal Willings, dirigente scolastico dll’istituto in cui si trova, amato dove vive per l’impegno nel recuperare ragazzi difficili. Ryan infatti è, senza giri di parole, un razzista, crede nel Potere Bianco e la sua bibbia è il Mein Kampf.  Cresciuto con questi principi, per lui non c’è niente di sbagliato ed è egli stesso il primo ad essere così diretto. Suo padre è molto più duro e pretende che i suoi figli si battano per la causa in cui lui crede, tanto quasi da venerare Stephan che si trova in carcere per aver ucciso un ragazzo.
Willings affida a Ryan un compito non certo facile, quello di scrivere l’American History: ricordare e mettere per iscritto tutto quello che è successo la sera in cui un innocente ebreo viene ucciso da Stephan che lo ha scambiato per un rapinatore. E per metterlo di più alla prova lo fa aiutare da una persona che considera perfetta per questo ruolo: Marcia Horowitz. Un’ebrea.
Non sono andata oltre il primo capitolo ma mi sembra di aver rivelato già troppo. Ma metto ancora carne sul fuoco dicendo che la situazione è, come è facile immaginare, molto particolare fin dall’inizio e dal primo incontro tra i due ma la situazione si fa veramente complicata con l’entrata in scena di Stephan nel momento in cui esce dal carcere.
Il rapporto che ha Marcia con entrambi è molto diverso si può dire quasi opposto viste le enormi differenze che ci sono tra i due.
Sebbene siano infatti stati educati alla stessa maniera dal padre, Ryan e Stephan hanno recepito in maniera diversa i suoi insegnamenti, influenzati dal diverso modo di fare. Stephan ha sicuramente una personalità apparentemente più forte rispetto al fratello e Ryan grazie all’aiuto di Marcia riesce con il tempo quasi ad allontanarsi dal cupo mondo che lo circonda. Ma è dall’arrivo di Stephan che i torni del romanzo si fanno decisamente dark. Gli anni in carcere l’hanno svuotato e l’hanno reso “cieco”, intorno a lui riesce solo a vedere il nero, nessun più colore. E’ solo grazie a Marcia che riesce a riacquistare alcune sfumature. Ma, niente illusioni, siamo ben lontani dall’idea di “arcobaleno”.
Il romanzo è ricco di eventi, le 330 pagine si leggono con una velocità disarmante. Le voci narrative che si susseguono sono quelle di tutti e tre i protagonisti: Ryan, Marcia e Stephan. Elemento che apprezzo sempre soprattutto in romanzi come questi in cui, grazie all’utilizzo della prima persona riusciamo ad entrare in contatto diretto, senza nessun filtro, con i personaggi, a comprenderli e a capirli anche quando le situazioni che vivono e le sensazioni che provano sembrerebbero essere fuori da ogni logica.
Non è un romanzo semplice da leggere la crudezza di alcune scene è presente ma sono, come in Stolen 1 e 2, questi i momenti in cui i pensieri dei protagonisti tolgono qualsiasi freno, siano essi vittime o carnefici. Inoltre sono veramente rari, quasi fossero delle eccezioni, i momenti in cui non si respira un senso che non sia il “grigio” dato dall’oppressione delle sensazioni provate durante la lettura. La naturalità dei protagonisti nel difendere con ardore le loro posizioni razziste e classiste, personaggi con cui risulta difficile creare un rapporto empatico come ad esempio il signor Carroll, tutte le situazioni in cui la risposta all’amore diventa l’oscurità, Marcia che ancora in casa ha una situazione difficile…insomma non c’è nessuna ombra del “romance”.
Ed è qui una delle più grandi differenze con la prima duologia. In American History 1 ci sono meno scene “violente” e meno brutali mentre quello che, in questo caso, diventa più cupo sono i temi che vengono trattati.
Le personalità dei protagonisti vengono scavate in profondità e la relazione tra i tre diventa inscindibile, non perché si crei un triangolo ma perché l’uno dipende dalla relazione che ha con l’altro.
Nel romanzo non mancano di certo i colpi di scena fino ad arrivare a quello più potente che sconvolge completamente la storia così come la conosciamo e come ci viene presentata.
E in un crescendo di suspense si arriva al finale, un finale che lascia a bocca aperta (e asciutta!) il lettore, un finale perfetto che lascia aperti tanti possibili scenari, un finale che fa venir voglia di leggere immediatamente l’inizio del prossimo libro.
Gioia

2 Risposte a “American History 1 di JD Hurt (Dark Necessities Series vol.3) | Recensione in anteprima”

I commenti sono chiusi.