Ciao lettori!!
Dopo aver rimandato per tantissimo tempo questa lettura, qualche mese fa, grazia al gruppo di lettura LiberTiAmo, mi sono decisa finalmente a leggere Cecità di José Saramago.
Qui trovate la recensione in cui ve ne parlo nel dettaglio, nel post di oggi, invece, vorrei presentarvi alcune citazioni, quelle che mi hanno colpito maggiormente, tratte dal romanzo.
Un libro che, una volta letto, difficilmente si riesce a dimenticare.
Considerati com’è possibile in questo momento, appena di sfuggita, gli occhi dell’uomo sembrano sani, l’iride si presenta nitida, luminosa, la sclera bianca, compatta come porcellana. Ma le palpebre spalancate, la pelle raggrinzita del viso, le sopracciglia improvvisamente ribelli, il tutto, chiunque può verificarlo, è sconvolto dall’angoscia.
…la cecità, senza alcun dubbio una terribile disgrazia, avrebbe comunque potuto essere relativamente sopportabile se la vittima di una simile sventura avesse mantenuto un ricordo sufficiente, non solo dei colori, ma anche delle forme e dei piani, delle superfici e dei contorni, supponendo, è chiaro, che la suddetta cecità non fosse di nascita.
…la cecità non si diffonde per contagio, come una epidemia, la cecità si prende solo perché qualcuno che non lo guarda è cieco, la cecità è una questione privata fra un individuo e gli occhi con cui è nato.
È di questa pasta che siamo fatti, metà di indifferenza e metà di cattiveria.
Non poteva certo esser facile l’insediamento di tanti ciechi, ci basterà rammentare quei poveri contaminati che prima ci vedevano ancora e adesso non ci vedono più, le coppie divise e i figli smarriti, i lamenti calpestati e pigiati, alcuni due o tre volte, e tutti quelli che vanno in cerca dei loro amati beni senza trovarli, bisognerebbe essere del tutto insensibili per dimenticare, come se niente fosse, le pene della povera gente.
La prima volta che divenne cieco un conducente di autobus, in servizio e in piena via pubblica, la gente, malgrado i morti e i feriti provocati dal disastro, non vi prestò grande attenzione, per la stessa ragione, e cioè la forza dell’abitudine, che portò il responsabile dell’ufficio stampa dei trasporti a dichiarare, papale papale, che il disastro era stato oridinato da un errore umano, senza dubbio deprecabile, ma, a ben pensarci, imprevedibile quanto poteva esserlo un infarto fulminante in chi non avesse sofferto mai di cuore.
Così è fatto il mondo, che spesse volte la verità deve celarsi sotto la menzogna per raggiungere i propri scopi.
Probabilmente solo in un mondo di ciechi le cose saranno ciò che sono veramente.
Chi morirà è già morto e non lo sa, Che dobbiamo morire, lo sappiamo fin da quando nasciamo, Perciò, in un certo senso, è come se già fossimo nati morti.
Lo avete letto? Che ne pensate?
Quale altro libro di Saramago mi consigliate??