Il barone rampante di Italo Calvino

Prima pubblicazione: 1956/1957
Edizione: Mondadori, 1993
pagine: 263

Un giovane, spinto dai moti rivoluzionari contro la famiglia, tipici della sua età, decide di salire su un albero e di non scendere più.
Per quanto assurdo e strambo possa essere, Il barone rampante può tranquillamente essere racchiuso in questa fase e sono queste stesse parole che rappresentano, per me ancora una volta, la genialità di Calvino.
Avendo letto quattro o cinque libri dell’autore, ormai so per certo che non c’è niente di certo nei suoi racconti che diventano, ogni volta, una vera e propria scoperta.
La frase iniziale potrebbe trarre in inganno, come dice Calvino stesso nella prefazione al libro e, com’è facilmente intuibile, c’è in realtà molto altro ma tutto si può ricondurre al fatto che Cosimo, il protagonista, decida di punto in bianco di salire su un albero e di rimanerci per sempre.
L’immagine di una persona su un albero potrebbe far pensare ad una vita noiosa, monotona. In realtà, la vita del protagonista è quanto di più lontano a questi aggettivi.
Siamo nel XVIII secolo, precisamente il 15 Giugno 1767, ad Ombrosa, paese (immaginario) ligure. La famiglia del Barone Piovasco di Rondò è a tavola. C’è il Barone, Arminio, sua moglie Corradina detta la Generalessa per il suo comportamento, appunto, da generale, i loro tre figli Cosimo, Biagio e Battista considerata la “monaca di casa”, l’amministratore dei loro poderi il Cavalier Avvocato Enea Silvio Carrega e l’Abate Fauchelafleur. Scorre tutto tranquillo quando Cosimo, per un banale motivo, improvvisamente, si ribella ai suoi genitori. Ed è il momento ed il pretesto giusto per allontanarsi da loro e dalle loro imposizioni. Decide così di andare a vivere sugli alberi.

Il lettore viene da subito coinvolto, essendo un continuo “adesso scende”, “adesso sicuramente non ce la fa e scende”, “eccoci, ci siamo, tornerà a terra”. Mano a mano, l’assurdità della situazione, un po’ come avviene per la famiglia e gli abitanti di Ombrosa, si fa sempre più abitudine. Come accennato in precedenza, la vita di Cosimo non è in alcun modo piatta tanto meno limitante.
Il protagonista mostra di avere una grande forza di volontà nel perseguire i propri ideali. Nel suo salire sugli alberi c’è il desiderio di guardare al suo mondo “dall’alto”, con un’angolazione diversa, prendendo anche le distanze. Allontanandosi dalla sua famiglia si allontana anche da un certo tipo di comportamento tipico della nobiltà, fatto di finzioni e di apparenze e, pur stando così “in alto”, si “abbassa”, avvicinandosi a quelli che poi diventeranno cittadini del suo feudo.

Molti sono i personaggi che popolano il romanzo, oltre a quelli già citati, tra quelli che rimangono più impressi ci sono sicuramente Viola e Gian dei Brughi. Viola, figlia della famiglia d’Ondariva, vicini di casa del Barone di Rondò tra cui non scorre buon sangue. È una figura molto ma molto particolare e sarà importante per Cosimo. Il rapporto tra loro sarà la dimostrazione della forza di volontà del protagonista che, a tratti, diventa orgoglio, quasi come se fosse un capriccio da dover portar a termine a tutti i costi.
Discorso diverso per Gian dei Brughi personaggio che apprezzeranno tutti gli amanti della lettura. Con il suo inserimento all’interno della storia, Calvino dà una bellissima immagine della potenza che hanno i libri e la letteratura anche in personalità che, apparentemente, sono lontane a questo mondo.

Il Barone Rampante fa parte di una trilogia, la Trilogia degli Antenati, insieme a Il Visconte dimezzato e Il cavaliere inesistente. Con il primo, l’unico che ho già letto, ci sono delle analogie. In primo luogo la voce narrante. La narrazione non avviene infatti in prima persona ma a raccontare la storia è il fratello, Biagio, che racconta per filo e per segno tutte le vicende che accadono a Cosimo, come se fosse stato sempre con lui, non viene specificato quando e come gli sono state raccontate. In questo modo si crea una sorta di distacco tra lettore e protagonista, non sappiamo mai quali siano i suoi pensieri. Possiamo intuirli, un po’ come fa Biagio, a seconda dei cambiamenti che avvengono in Cosimo anche fisicamente, dal suo modo di agire e dal suo modo di comportarci ma il perché di tante scelte rimane segreto. Ed è qui che si collega anche il secondo punto in comune con il precedente libro. Protagonista della trilogia è l’animo umano a cui si accosta un senso di incompiutezza. Nonostante Cosimo stia facendo, volontariamente, senza alcun tipo di oppressione, qualcosa che sente in dovere di fare, per se stesso ma anche per la sua società e sia felice di questo, sente come se qualcosa gli mancasse. Riesce anche a capirlo, cerca di raggiungerlo ma è come se qualcosa lo bloccasse. Anche quando sembra di essere riuscito a perseguirlo, se lo lascia sfuggire, come se gongolasse in questa situazione di mancanza.

Che libro è Il barone rampante? Come spiega Calvino (e chi meglio di lui), nella prefazione, non può essere classificato precisamente in qualche categoria. Ispirandosi a grandi classici, è a tratti un libro per ragazzi, nascendo anche “per gioco”, a tratti un libro storico, essendo ambientato durante la Rivoluzione francese, aspetto che si fa più presente soprattutto verso il finale, a tratti un po’ una presa in giro di questo genere, lo svolgimento di alcune situazioni e di alcuni nomi richiama l’ironia di cui si serve Calvino per delineare le sue idee.
Per tutto questo credo ci sia una sola etichetta “Calvino”, autore che non ci si stanca mai di scoprire e  di conoscere. Originale, brillante ed innovativo.

Gioia

2 Risposte a “Il barone rampante di Italo Calvino”

  1. Perfetto, ho deciso il prossimo libro di Calvino che leggerò! La storia mi ispira parecchio e sono curiosa di approfondire la mia conoscenza di questo grande scrittore.

  2. SALUTI tutti là fuori … mi chiamo (Robert Lora) Vengo dalla CANADA, non dimenticherò mai l'aiuto che il dottor Ogudugu mi ha reso nella mia vita coniugale. Sono sposato da 8 anni e mio marito e io ci amiamo molto. Dopo 6 anni di matrimonio, mio ​​marito cambiò improvvisamente che stava avendo una relazione con una signora fuori dal nostro matrimonio, mio ​​marito tornò a casa un giorno raccolse le sue cose e lasciò me ei bambini alla sua padrona fuori in quel momento ero confuso non sapendo cosa fare di nuovo perché ho perso anche mio marito e il mio matrimonio. Stavo cercando aiuto in internet, ho visto molte persone condividere testimonianze su come il dottor Ogudugu li aiutasse con i loro problemi coniugali, così ho contattato l'e-mail del dottor Ogudugu gli ho detto il mio problema e mi è stato detto di essere calmo che sono venuto nel posto giusto potevo tornare mio marito entro le prossime 48 ore, con mia grande sorpresa mio marito venne nel mio ufficio chiedendomi in ginocchio che dovessi trovare un posto nel mio cuore per perdonarlo, che non avrebbe mai tradito di nuovo, gli chiedo subito che gli ho perdonato. Amici, il tuo caso non è troppo difficile perché non offri al Dr Ogudugu una possibilità, perché so che ti aiuteranno a risolvere il tuo rapporto con il tuo ex partner. Il dottor Ogudugu è il miglior incantatore in circolazione per risolvere qualsiasi problema per te.
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