Il gioco delle tre carte di Marco Malvaldi

Editore: Sellerio editore
Proprio com’è successo la scorsa estate, anche quest’anno ho deciso di tornare a Pineta, paesino (immaginario, ma non troppo) sulla costa toscana, vicino Pisa, in cui i fatti più strani sembrano avere come luogo principale il Bar Lume.
Dopo aver letto “La briscola in cinque”, ho deciso di continuare la serie di Marco Malvaldi con il secondo romanzo dedicato alle indagini che coinvolgono Massimo, il “barrista”.
Ancora una volta ad aiutarlo (ma anche ad importunarlo) ci sono il gruppo di inseparabili vecchietti, clienti quotidiani del suo bar: Aldo, il Dal Tacca del Comune, Pilade, il Rimediotti ed Ampelio, nonno di Massimo. Tiziana, la ragazza che lavora al bar ed il commissario Fusco, completano il quadro dei personaggi che abbiamo già conosciuto nella prima storia. Ed è il commissario stesso a coinvolgere Massimo in un nuovo caso.
L’estate di Pineta, per il secondo anno consecutivo, viene infatti sconvolta da un nuovo omicidio. Il piccolo paese è infatti stato scelto per il XII International Workshop on Macromolecular and Biomacromolecular Chemistry, un congresso di scienziati e geni da tutte le parti del mondo. Asahara, vecchio professore giapponese, rimane coinvolto in quello che, apparentemente, sembra un incidente in cui purtroppo perde la vita. Ma basta una superficiale indagine per intuire che non si tratta di un incidente, qualcuno ha provato ad uccidere il professore e…ci è riuscito!
Ne Il gioco delle tre carte ritroviamo tutti gli elementi principali della narrazione del primo romanzo: una grande dose di ironia rappresentata soprattutto dai modi di fare e di dire dei protagonisti più vecchietti. Ognuno infatti con la propria personalità, insieme mettono in scena dei veri e propri sketch comici. Più Massimo cerca di tenere al di fuori del bar tutto quello che riguarda le indagini, più loro fanno dell’attività il loro piccolo commissariato, in cui aggiornarsi, discutere, fare ipotesi. Anche se Massimo non lo ammette, è anche grazie alla tenacia nascosta dalla maschera della curiosità di suo nonno e della sua combriccola, che riesce ad ottenere elementi essenziali per costruire la verità e arrivare così alla soluzione.
Il primo romanzo mi aveva lasciato con dei dubbi riguardo il protagonista e, soprattutto sulla sua personalità, sulla sua vita. In questo seguito scopriamo qualche altro elemento in più che ci aiutano a ricostruire la sua vita, quindi a capire il perché delle sue scelte. Viene quindi delineata maggiormente la sua personalità anche se riusciamo a dedurla solo dai suoi comportamenti e dalle sue parole. Nonostante faccia un lavoro a contatto con il pubblico si percepisce che non sia un grande amante della gente, preferendo a volte la solitudine. È un tipo solitario, al di là del fatto che sia divorziato, non ha amici e se non è al bar è a casa, da solo. Parlando del suo passato, riferendosi ai suoi studi, alla laurea in matematica, alla sua carriera, comprendiamo il perché delle scelte che ha compiuto e che lo hanno portato al suo attuale presente che dice di apprezzare proprio perché lo ha scelto ma percepiamo che, infondo, non sia proprio così.
Rispetto al primo ho trovato la parte “gialla” vera e propria, cioè l’intreccio dell’indagine più debole con conseguente meno coinvolgimento ma, senza ombra di dubbio, lo stile brillante dei dialoghi e delle riflessioni in prima persona del protagonista rendono la lettura scorrevole e molto piacevole, lasciando la curiosità di scoprire come si comporteranno i personaggi nelle altre indagini.

Gioia