Il visconte dimezzato di Italo Calvino

Buongiorno lettori. Il penultimo appuntamento della Made in Italy challenge, organizzata da Valentina del blog Universi Incantati, per il mese di Novembre, prevedeva la lettura del primo libro di una serie italiana. Ci ho pensato un po’ su e poi ne ho approfittato per leggere Il visconte dimezzato di Italo Calvino, il primo della trilogia degli antenati insieme a Il barone rampante e Il cavaliere inesistente. L’ho trovato semplicemente geniale nella sua semplicità.
Serie: La trilogia degli antenati
Edizione: Oscar Mondadori
Pagine: 91
“Quando ho cominciato a scrivere Il visconte dimezzato, volevo soprattutto scrivere una storia divertente per divertire me stesso e possibilmente per divertire gli altri; avevo questa immagine di un uomo tagliato in due ed ho pensato che questo tema dell’uomo tagliato in due, dell’uomo dimezzato, fosse un tema significativo, avesse un significato contemporaneo: tutti ci sentiamo in qualche modo incompleti, tutti realizziamo una parte di noi stessi e non l’altra. “
 
Recensione
 
Raramente leggo libri partendo da zero, senza sapere o senza avere alcun tipo di idea di quello che mi troverò davanti. Tranne le poche righe a riguardo del libro che ho scritto poco sopra, riportate sulla copertina dell’edizione che ho, non sapevo nient’altro. Di Calvino ho letto Se una notte d’inverno un viaggiatore e Il sentiero dei nidi di ragno ma non sapevo proprio cosa potessi trovare tra le pagine de Il visconte dimezzato. Il titolo parla da solo.
Il visconte Medardo di Terralba, questo il suo nome, partecipa in Boemia alla guerra contro i Turchi ma, durante la sua prima battaglia, una palla di cannone lo squarcia a metà. La sua parte destra viene ricucita, in questo modo può tornare a Terralba. Qui i cittadini ben presto si rendono conto che ad essere tornata è solamente la parte malvagia del visconte che si “diverte” a torturare i suoi sudditi.
Ma, c’è ovviamente un ma che ovviamente non svelerò perché punto di forza del romanzo sono i colpi di scena che, come spiega lo stesso Calvino nell’intervista con gli studenti di Pesaro dell’11 Maggio 1983, che viene riportata come presentazione del libro, sono tra gli elementi inseriti per raggiungere l’intento del divertimento che intendeva l’autore dare al libro.
Personalmente, ho impiegato un po’ per leggerlo semplicemente, ahimè per il poco tempo a disposizione. Ma si tratta di una storia molto piacevole da seguire che scorre velocemente non solo per il semplice ed evidente fatto di essere costituita da neanche 100 pagine ma la sua costruzione permette una linearità della lettura. La scrittura è semplice, le descrizioni delle ambientazioni e dei personaggi sono essenziali, Calvino va dritto al punto anche se, un po’ come tutti i suoi libri (almeno quelli che ho letto io) il libro ha un diverso livello di lettura.
Si presenta un po’ come una fiaba, le parole iniziali richiamano a questo genere “C’era una guerra contro i turchi.” e proprio come una fiaba porta con se un messaggio, non per forza morale.
La divisione del visconte è la massima rappresentazione dell’incompletezza che l’uomo contemporaneo, protagonista della trilogia, porta con sé. La scissione tra il bene e il male viene qui ripreso e trattato in modo del tutto originale. L’incompletezza, il senso di mancanza di qualcosa non riguarda solo il protagonista ma anche tutti i personaggi che prendono parte alle vicende e, se vogliamo anche il lettore stesso.
Il narratore è il nipote di Medardo che rimane anonimo. La semplicità dello stile è sicuramente legata anche a questa scelta, la voce narrante racconta le vicende con l’ingenuità tipica di questa età e l’incompiutezza, la sensazione di mancanza viene trasmessa anche al lettore, ci sono parti che si interrompono, che vengono chiuse velocemente.
Calvino riprende il tema della scissione del bene e del male già affrontato dalla letteratura, basta ricordare Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde di Stevenson (uno a caso, insomma) ma va oltre., analizzando le negatività non solo della parte cattiva ma anche di quella buona. La parte cattiva non può vivere senza la parte buona e viceversa non solo perché un essere “cattivo”, semplificando, fa il male, ma anche perché anche il bene, portato all’estremizzazione, viene comunque visto negativamente.
Oltre a queste rappresentazioni, i personaggi secondari portano con sé altri simboli, elementi che costituiscono il secondo piano di lettura del libro.
Non voglio prendere meriti che non ho, cito testualmente Calvino che presenta i personaggi: “i lebbrosi (cioè gli artisti decadenti), il dottore e il carpentiere (la scienza e la tecnica staccate dall’umanità), quegli ugonotti, visti un po’ con simpatia e un po’ con ironia (che sono un po’ una mia allegoria autobiografico-familiare, una specie di epopea genealogica immaginaria della mia famiglia) e anche un’immagine di tutta la linea del moralismo idealista della borghesia
Ed è proprio in questi personaggi che Calvino ripone il messaggio del romanzo. Il visconte è solo il “caso” più eclatante, divertirsi con il bene ed il male è sempre più d’impatto.
Il visconte dimezzato è quindi un romanzo allegorico, ricco di metafore, di simboli e di spunti di riflessione. Una storia reale nella più totale assurdità raccontata con ironia e con l’intento di divertire.

“Io credo che il divertire sia una funzione sociale, corrisponde alla mia morale; penso sempre al lettore che si deve sorbire tutte queste pagine, bisogna che abbia anche una gratificazione; questa è la mia morale: uno ha comprato il libro, ha pagato dei soldi, ci investe del suo tempo, si deve divertire. non solo solo io a pensarla così, ad esempio anche uno scrittore molto attento ai contenuti come Bertolt Brecht diceva che la prima funzione sociale di un’opera teatrale era il divertimento.
Io penso che il divertimento sia una cosa seria.

2 Risposte a “Il visconte dimezzato di Italo Calvino”

  1. Credo di essere l'unica persona in Italia a non apprezzare Italo Calvino: ho dovuto leggere diversi suoi libri a scuola, e non ne ho apprezzato neanche uno. L'unico ad essermi piaciuto è Il cavaliere inesistente (che, a onor del vero, ho letto per i fatti miei), ma alla fine tendo a evitarlo. La tua recensione mi sta facendo rivalutare la mia scelta 🙂

  2. Ciao, mi piace molto Calvino, ma questo romanzo non l'ho letto. Della trilogia de "I nostri antenati" ho letto "Il barone rampante" e mi è piaciuto molto, soprattutto per le allusioni simboliche! Per questo, mi ispira molto anche "Il visconte dimezzato" 😉

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