La morte della farfalla. Zelda e Francis Scott Fitzgerald di Pietro Citati

Editore: Adelphi
Pagine: 88
 
Recensione

“Scott…aveva ancora la tecnica e lo spirito romantico per fare qualsiasi cosa, ma da molto tempo tutta la polvere era sparita dall’ala della farfalla, anche se l’ala ha continuato a battere fino alla morte della farfalla.”

È con questa parole che in una lettera del 15 novembre 1941 ad un amico in comune, Ernest Hemingway definisce Francis Scott Fitgerald, uno dei due ritratti, protagonisti della breve biografia di Pietro Citati.
Il mio personale approccio con Fitzgerald non è stato così immediato. La prima volta che ho letto Il grande Gatsby non sono riuscita ad entrare in sintonia con i personaggi, con la situazione, in poche e semplici parole, non sono riuscita a comprenderlo. Ma avevo come la sensazione che ci fosse un qualcosa in più. Così, appena si è presentata l’occasione, l’ho subito sfruttata per cercare di approfondire, confermando le mie sensazioni. Sotto al grande sfarzo che ci viene descritto, in cui Gatsby sembra destreggiarsi con estrema disinvoltura, c’è un qualcosa di oscuro, di misterioso.

Ed è così anche per il creatore di questo indimenticabile personaggio letterario.

Proprio come Gatsby, alla continua ricerca della luce verde, Fitzgerald inseguiva una cosa a cui avrebbe dovuto rinunciare: il successo. Per tutta la sua vita, infatti, ha un solo ed unico obiettivo: diventare uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, questa sua idea diventa così fissa da divenirne presto ossessionato. Ed i successi che, con il tempo, arriveranno, saranno in realtà delle pietre che lo affosseranno sempre di più.
La storia di Scott si incrocia con quella di Zelda Sayre, la seconda protagonista di questo breve libro. Considerata tra le donne più affascinanti di Montgomery, viene definita da Rebecca West, in realtà come una donna brutta, qualcosa nel suo viso non la convinceva. L’unico che riuscì a comprenderla sarà proprio Fitgerald che, nonostante tutto, le sarà sempre vicino.
La storia tra i due cresce subito in profondità, grazie ai successi di Fitzgerald vivono nel lusso, nello sfarzo ma sarà anche la loro condanna. Ben presto infatti, entrambi ne risenteranno. Le loro ossessioni, i loro personali e più intimi demoni, non tarderanno a manifestarsi, ripercuotendosi inevitabilmente sul loro rapporto.
Il libro di Citati ripercorre a grandi linee tutta la loro storia, soffermandosi su quelli che sono stati i momenti salienti che hanno portato cambiamenti sia per Scott sia per Zelda. Ci aiuta sicuramente a comprendere quali sono le oscurità che entrambi hanno dovuto affrontare. Il suo racconto è sostenuto da alcune citazioni tratte dalle numerose lettere che si sono scambiati i due protagonisti ma anche quelle di amici e familiari, riferimenti chiave sono infatti quelli alle parole della figlia, Scottie.
La malattia mentale di Zelda, il problema dell’alcolismo di Scott, sono soltanto i due più imponenti aspetti a cui viene dato rilievo ma nascondo tante altre sfaccettature che rendono, in un certo modo, queste due figure affascinanti. Molta dell’esperienza vissuta in prima persona da Fitgerald viene utilizzata da lui stesso per i suoi romanzi. La scrittura di Citati che va dritta al nocciolo, senza note, con citazioni essenziali e che sostengono le sue dichiarazioni, incuriosisce il lettore. La morte della farfalla non è sicuramente un libro esaustivo, ma fornisce tutte le informazione necessarie per cercare di entrare nell’animo dei Fitzgerald, nelle metamorfosi del loro rapporto.