Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Roberto Louis Stevenson

Lo strano caso del dottor JeKyll e del Signor Hyde è uno di quei libri che ho da tempo voluto leggere e di cui ho sempre rimandato la lettura. Fin dai tempi del liceo questa doppia figura mi ha da sempre affascinato e, finalmente, grazie all’iniziativa Una blogger per amica, organizzata da Universi Incantati, The Reading Pal e Niente di personale mi sono finalmente decisa a leggerlo.
Recensione
Il romanzo di Stevenson è così conosciuto che un po’ tutti crediamo di conoscere che sembra quasi inutile leggerlo, in realtà, a lettura ultimata, credo che sia uno di quei libri che tutti dovremmo leggere almeno una volta.
Il ruolo fondamentale all’interno del romanzo è svolto dai personaggi, nodo centrale di tutte le vicende. Il punto di vista, per buona parte del libro è quello dell’avvocato Utterson che, grazie al racconto di suo cugino Enfield fa la conoscenza di una strana quanto misteriosa figura: Mr Hyde.

C’è qualcosa che non va in lui, qualcosa di sgradevole, disgustoso oserei dire. Non ho mai incontrato nessuno che mi risultasse tanto ripugnante a prima vista, ma non saperi spiegare il perché. E’ come se fosse in qualche modo menomato, dà l’impressione di una deformità che non si riesce a individuare di preciso.

La stranezza è che Mr Hyde sembra entrare ed uscire come e quando vuole, senza alcun tipo di limite, dalla casa e dal laboratorio del dottor Jekyll, stimato cliente ed amico del dottor Utterson. Questo, ovviamente crea in lui dei sospetti. Spinto dalla curiosità, prende il testamento di Jekyll e scopre che, una in caso di sua morte, il suo amico Edward Hyde avrebbe ereditato tutti i suoi beni, dimostrando così la stretta connessione tra le due persone. Utterson inizia a cercare informazioni sul conto di Hyde e, per prima cosa, vuole vederlo in faccia.

Pensava che se avesse potuto trovarsi almeno una volta faccia a faccia con lui, il mistero si sarebbe chiarito, o magari si sarebbe dissolto completamente, come spesso capita quando si ha modo di osservare da vicino qualcosa che inizialmente non si comprende. 

L’incontro, tra i due, avviene ma il risultato è che Utterson rimane fortemente turbato dalla vista di Hyde, anche se viene poi rassicurato dal suo amico Jekyll.
La narrazione subisce poi un salto temporale di un anno, anche se il periodo specifico non viene mai indicato, si parla solo di diciannovesimo secolo. L’evento che stravolge la narrazione è l’omicidio di Sir Danvers Carew. Da qui il mistero si infittisce e saranno i personaggi stessi a portarci, grazie alle loro rivelazioni, alla verità.
Nell’ultima parte del racconto, infatti, si fa narratore lo stesso dottor Jekyll e, in prima persona, affronta la sua dichiarazione sul caso che lo riguarda.
Il tema centrale della sua verità, quindi dell’opera è la doppia personalità presente in ognuno di noi. Secondo Jekyll, quindi Stevenson, in ogni individuo risiede una parte buona ed una cattiva. L’esperimento in cui si è cimentato il dottore, protagonista dell’opera, è stato quello di provare a scindere queste due parti in due entità separate. Quando completa l’esperimento e riesce veramente a dare vita ad un nuovo personaggio, Jekyll ne rimane profondamente turbato.

 E proprio questo era il colmo dell’orrore: che quella melma di pozzo sembrasse in grado di gridare e parlare, che quella povere amorfa potesse gesticolare e macchiarsi di peccati, che qualcosa di morto e informe potesse arrogarsi le funzioni della vita. E ancora: che quella creatura orrenda e indomita gli fosse più intima di una moglie che facesse parte di lui, come un occhio, annidata nel fondo della sua stessa carne, da dove la sentiva dimenarsi e ringhiare nello sforzo di uscire allo scoperto, che in qualunque momento lui abbassasse la guardia o si addormentasse questa potesse soggiogarlo e portargli via la sua esistenza. 

Non si tratta infatti di un individuo estraneo a se stesso, apparentemente sembrerebbe così, dato che, anche fisicamente il suo aspetto è completamente diverso dal suo. Hyde è, non a caso, la parte del dottore che tiene nascosta, ma che fa comunque parte di lui. Ed è questo l’elemento che rende grande il romanzo di Stevenson. L’idea del dottore che lavora da solo nel suo laboratorio richiama subito il dottor Victor Frankenstein di Mary Shelly. Stevenson riprende questo tema ma lo interpreta diversamente andando ancora più in profondità. Mentre Frankenstein vuole rompere le leggi biologiche, Jekyll vuole connettersi alla natura psicologica dell’uomo; Frankenstein è un’entità a parte, Stevenson rende la connessione tra lo scienziato e la sua creatura ancora più intenso rendendoli la stessa persona. Questo elemento nuovo rispetto al romanzo di Mary Shelly dimostra il riferimento di Stevenson alla morale, quindi alla società in cui vive. il romanzo diventa così quasi una critica al contesto in cui si trova. Le leggi etiche dell’epoca vittoriana, infatti, imponevano un certo rigore: tutti gli istinti dovevano essere repressi ed estremamente controllati, l’apparenza era messa al primo posto (un certo Dorian Gray, che vedrà la luce solo 4 anni dopo il romanzo di Stevenson, non vi ricorda niente?) Jekyll è infatti un dottore molto stimato all’interno della comunità in cui vive e sovverte tutte queste regole, lasciando piena libertà ai propri istinti.
Il messaggio di Stevenson fa riferimento all’inconscio, tema che verrà ampiamente sviluppato e trattato da Freud nel ‘900. L’idea originale del romanzo, inoltre, sembrerebbe derivare da un sogno o meglio un incubo fatto dall’autore.
Stevenson è riuscito a creare un romanzo breve ma molto intenso reso unico dai personaggi, in circa 100 pagine ha creato uno dei personaggio più conosciuti della letteratura a livello mondiale, e dai temi trattati ma anche dallo stile narrativo. Utilizza infatti uno stile misto, unendo la narrazione in terza persona allo stile epistolare, soprattutto negli ultimi capitoli. Le ambientazioni sono quelle gotiche, rese suggestive dalle descrizioni molto efficaci. Il mistero e la suspense la fanno da padrone, rendendo così il romanzo molto coinvolgente e l’aggiunta di un pizzico di giallo e di thriller è sicuramente vincente.
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde è, per tutti questi motivi, un ottimo modo per avvicinarsi ai classici e per chi invece già sguazza in questo mondo è una lettura assolutamente da affrontare!

2 Risposte a “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Roberto Louis Stevenson”

  1. Ciao Gioia! 😀 Una bellissima recensione, con un riassunto perfetto! Come mi piace l'estratto dove si materializza Hyde…
    Non ho ancora letto Frankenstein, ma le tue considerazioni sono molto interessanti.
    Alla fine del libro, nella mia edizione c'è un'appendice che riguarda l'autore durante la stesura, ossia la sua biografia riportata dalla moglie: lei scrive che l'opera non è solo il prodotto di un sogno, ma Stevenson era gravemente malato. La moglie racconta con stupore come lui sia riuscito a scrivere non una, ma due versioni di questo romanzo in pochissimi giorni (la prima fu scartata a seguito di una critica mossa dalla suocera, dove lui s'accorse di non aver considerato "l'allegoria"!).
    Profonda stima.

  2. Ciao Gioia! Finalmente ritrovo il tuo blog, FB non mi faceva nè taggare nè menzionare e non mi faceva vedere le menzioni degli altri. Maledetto lui!

    Bellissima recensione! Continua a seguirci e corri a votare la nuova proposta se non l'hai ancora fatto!

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