Nel nome della strega | La compagnia delle anime finte di Wanda Marasco

Ciao Twinslettori!
La recensione di oggi è una recensione speciale. Qualche giorno fa siamo state contattate da Annamaria (che ringraziamo!!) del blog La contessa rampante che ci ha proposto di partecipare al suo progetto Nel nome della Strega. Ad ognuno dei blog partecipanti è stata affidata la lettura di uno dei 12 finalisti del Premio Strega. Questo il post in cui Annamaria presenta l’evento.
Alla fine del post troverete il calendario con tutte le tappe che potrete seguire. Inoltre vi ricordiamo che il lettore che dimostrerà di partecipare con più costanza durante tutte le tappe, commentando o condividendo i post, riceverà in regalo una copia di uno dei 12 libri.
La compagnia delle anime finte
di Wanda Marasco
Editore:
Neri Pozza
Data di pubblicazione: 4 maggio 2017
Pagine: 238
Ebook: 9.99€
Cartaceo: 16.50€
Sinossi. Dalla collina di Capodimonte, la «Posillipo povera», Rosa guarda Napoli e parla al corpo di Vincenzina, la madre morta. Le parla per riparare al guasto che le ha unite oltre il legame di sangue e ha marchiato irrimediabilmente le vite di entrambe. Immergendosi «nelle viscere di un purgatorio pubblico e privato», Rosa rivive la storia di sua madre: l’infanzia povera in un’arida campagna alle porte della città; l’incontro, tra le macerie del dopoguerra, con Rafaele, il suo futuro padre, erede di un casato recluso nella cupa vastità di un grande appartamento in via Duomo; il prestito a usura praticato nel formicolante intrico di vicoli e, come attori di un medesimo dramma, entrano sulla ribalta della memoria: Annarella, amica e demone dell’infanzia e dell’adolescenza, Emilia, la ragazzina che «ride a scroscio» e torna un giorno dal bosco con le gambe insanguinate. il maestro Nunziata, utopico e incandescente, Mariomaria, «la creatura che ha dentro di sé una preghiera rovesciata», Iolanda, la sorella «bella e stupetita»…«Anime finte» che, nelle profondità ipogee di una città millenaria, attendono. come Vincenzina e come la stessa Rosa, una riparazione. Arriverà, sorprendente e inaspettata, nelle pagine finali del libro ad accomunare madre e figlia in un medesimo destino.
 
Recensione
 
La compagnia delle anime finte non è sicuramente una lettura semplice né dal punto di vista stilistico né per quanto riguarda le tematiche affrontate. Il fatto che per me sia stata una lettura impegnativa però non ha affatto screditato il romanzo ai miei occhi.
Rosa, alla morte di Vincenzina, sua madre, si trova a fare un resoconto della propria vita attraverso drammatici ricordi; una ricostruzione terribile di una vita difficile passata tra violenze, rabbia e frustrazione.
Sei venuta dal niente, mà. Hai incontrato un uomo venuto dalla caduta e dalla viltà, quando la Storia aveva già annientato e umiliato gli uomini. In una città dove il mondo migliore era soltanto un sodalizio tra un esercito straniero, il governo nuovo e la malavita.

Tra i vicoli di una Napoli devastata dalla guerra Vincenzina conosce per la prima volta Raffaele Maiorana, figlio di una famiglia benestante ma non per questo meno distrutta dai segreti e dalle ossessioni di una mente straziata e contorta.
Vincenzina e Rafaele, figli di un mondo maldestro e rabbioso, convoleranno a nozze, non senza aver prima messo a dura prova la loro tenace unione fatta di apparenza, da loro nascerà proprio la fragile Rosa, vittima anch’essa, specchio di uno stesso destino.
[…]
Poi le spire d’incenso, l’Ave Maria di Schubert, cantata dal femminiello santone del paese…Niente però ti fa male come il momento della firma sul registro. Il librone spalancato, la pagina grande, il rigo nero. Rafaele se la cava subito, con uno svolazzo elegante sul finale del cognome. Ti passa la penna. Tocca a te. Non hai scritto una parola da quando a sette anni Adelì ti tolse dalla scuola. Le esercitazioni fatte con Italia prima del matrimonio non sono servite a niente.
<<Vincenzì, non devi tremare, ‘a penna scorre comme a ‘na rota, se stai calma…>>
Non scorre come una ruota. Si inceppa a ogni curva delle lettere. Sbava sul grande foglio una grafia brividata. Sono vermi squagliati, ma’, viscosità da stendere sulla pagina.
Vincenzina, sin da piccola, ha dovuto lottare per una vita dignitosa: dopo la morte di suo padre Biasimo per un tragico quanto sfortunato incidente, sua madre Adelì, fredda e distaccata, non riesce a sopportare la spensieratezza e la giovane euforia delle figlie, specialmente quella della bella Iolanda, ostacolandola, umiliandola.
Amori senza amore, fatti di apparenza, di rigore, senza abbracci, solo frettolosa passione senza lasciare spazio agli affetti, alle emozioni più profonde.
Quello che si dipinge tra le pagine è un quadro di profonda tristezza e desolazione dove ognuno, per non affogare, è costretto ad affondare gli altri; dove, se si chiudono gli occhi, le <<anime finte>> sono dilaniate da profonde ferite, spesso irreparabili.
Ogni personaggio che si incontra durante la storia è unico, ognuno afflitto dal dubbio, dalle paure e dalle insicurezze, da problemi che si ingigantiscono pagina dopo pagina, chiusi in una prigione di sofferenza, vittime di uno stesso strano destino.
La compagnia delle anime finte è una lettura struggente in cui lo stile estremamente espressivo dell’autrice trova libero sfogo nei capitoli brevi che rappresentano gli istanti, il ritmo costante tra presente e passato, in un’altalena di emozioni, in un linguaggio che mescola l’ardente spirito napoletano all’eleganza di una lingua semplice e diretta.
Buona lettura!
Debora
Quando leggi un libro a scatola chiusa non sai mai cosa ti aspetta, così è stato quello che è successo con La compagnia delle anime finte. In accordo con Annamaria infatti, ci è stato assegnato questo libro del quale sapevo solo l’ambientazione: Napoli. (Questo, mi permette anche di partecipare anche questo mese alla reading challenge del blog Universi Incantati che, per questo mese, prevedeva la lettura di un libro ambientato in Italia) Il non aver letto nemmeno altri libri dell’autrice creava da una parte curiosità dall’altra la paura di dover portare a termine una lettura poco piacevole. Per fortuna, non è stato questo il caso, anche se “piacevole” non è forse l’aggettivo perfetto per descrivere questa lettura. Ma cerco di andare per gradi.
Il paragone con una scatola, in fin dei conti, non è così sbagliato per il libro. Rosa, la protagonista e, soprattutto, la narratrice, è come se aprisse la scatola dei suoi ricordi ed iniziasse a narrare e a narrarci il suo passato legato a quello dei suoi genitori e ancor prima dei suoi nonni. In tutto ciò Napoli non fa solo da sfondo alle vicende ma diventa essa stessa protagonista, grazie ai suoi vicoli, alle tradizioni e ai caratteristici personaggi che si incontrano durante il racconto.
Rosa si trova a parlare con il corpo di sua madre, Vincenzina, morta da poco e le descrizioni del presente e dei compiti che avvengono subito dopo la morte di una persona, si uniscono ai suoi ricordi. Partendo da come si sono conosciuti i suoi genitori, il loro matrimonio, come hanno affrontato le rispettive famiglie tale unione, per poi arrivare alla sua infanzia, al suo stesso matrimonio, soffermandosi soprattutto sulle figure femminili.
Vengono infatti analizzate tre generazioni che racchiudono in sé personalità molte diverse ma per alcuni versi simili tra loro, talvolta al punto di confondere i personaggi: tutte le donne, infatti, sono accomunate da un tragico destino che le mette a dura prova. Ma, nonostante questo, l’autrice cerca di descrivere queste personalità non solo nei loro aspetti positivi, quindi di donne che hanno saputo, in un modo o nell’altro, far fronte alle difficoltà che la vita e la società hanno imposto loro, ma anche in quelli più negativi, dimostrando la veridicità dei protagonisti.
Molti sono i temi che vengono affrontati nel romanzo. Primo fra tutti la famiglia e non certo la cosiddetta del mulino bianco. L’incontro tra Vincenzina e Rafaele, genitori di Rosa, è segnato fin dall’inizio dato che provengono da angoli di società diversi, per questo non è ben visto, soprattutto dalla famiglia di lui, i nonni materni e quelli paterni diventano in alcune parti protagonisti, con tutte le loro diversità.
Famiglie segnate profondamente dalla malattia, altro tema fortemente presente. Malattia che segna non solo chi viene colpito ma anche tutti coloro che gli o le sono intorno. Ed è proprio in questi momenti che viene fuori anche tutta la parte più superstiziosa della cultura in cui vivono i personaggi.
Numerosi sono appunto gli attori che entrano in scena durante la narrazione, formando la compagnia delle anime finte, ognuna con un proprio passato, un proprio presente ed un futuro segnati da una società che talvolta, anche con il passare degli anni, rimane ferma, bloccata nelle tradizioni e nella cultura.
Wanda Marasco utilizza uno stile diretto, a volte crudo ma che risulta genuino, naturale e rende la storia estremamente realistica, anche attraverso l’utilizzo del dialetto napoletano, comprensibilissimo anche a chi è lontano dalla regione.
Il romanzo è molto malinconico, quando si parla di ricordi l’affiancamento con la nostalgia diventa quasi automatico ma, soprattutto nel finale, in cui il passato sfuma nel futuro, si respira un’aria di speranza per cui qualcosa di speciale sia possibile anche quando saremmo passati oltre.
Gioia
 
L’autrice.
Wanda Marasco è nata a Napoli, dove vive. Ha ricevuto il Premio Bagutta Opera Prima per il romanzo L’arciere d’infanzia (Manni Editore, 2003) e il Premio Montale per la poesia con la raccolta Voc e Poè (Campanotto, 1997). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, spagnolo, tedesco e greco. Il genio dell’abbandono è stato finalista alla prima edizione del Premio Neri Pozza, selezionato per il Premio Strega 2015 e portato in scena dal Teatro Stabile di Napoli per la regia di Claudio Di Palma.
24/05/2017: Twins books Lovers con “La compagnia delle anime finte di Wanda Marasco
25/05/2017: Louis Book World con “La stanza profonda” di Vanni Santoni
26/05/2017:  the book lawyer con “Gin tonic ad occhi chiusi” di Marco Ferrante
27/05/2017: booktipy con “Il senso della lotta” di Nicola Ravera Rafele
31/05/2017: L per Libro con “Un’educazione milanese” di Alberto Rollo
01/06/2017: Some Books Are con “Malaparte. Morte come me” di Monaldi&Sorti
02/06/2017: gente di taccuino con “E’ giusto obbedire alla notte” di Matteo Nucci
03/06/2017: La contessa rampante con “Le cento vite di Nemesio” di Marco Rossari

3 Risposte a “Nel nome della strega | La compagnia delle anime finte di Wanda Marasco”

  1. Care ragazze, quando il caso vi ha assegnato questo romanzo ho avuto il timore che essendoci del dialetto, la lettura per voi sarebbe potuta essere un po' ostica. Poi, però, mi son detta che il dialetto napoletano lo capiscono un po' tutti e almeno il senso di una frase può essere compreso facilmente. Infatti, dalla vostra recensione ho appreso che non avete avuto alcuna difficoltà linguistica e mi fa piacere. Da quello che ho potuto comprendere dalle vostre parole "La compagnia delle anime finte" è un libro struggente e pieno di dolore, proprio come piacciono a me. Probabilmente perché queste sono le storie che ti incasinano l'anima, ti stravolgono, ma ti lasciano tanto. Poi c'è Napoli, la sua storia, i vicoli e le tradizioni, mi è venuta voglia di leggerlo solo per questo e spero che l'opera di Wanda Marasco, arrivi almeno tra i primi 5 finalisti del premio Strega. Incrociamo le dita! Vi ringrazio ancora tantissimo per aver deciso di partecipare a questo piccolo evento e spero che questa lettura possa essere entrata almeno un pochino nel vostro cuore. Un bacione grande e alla prossima!

    1. Ciao Annamaria!! Sì, nonostante il dialetto è tutto comprensibilissimo! Vero, è sicuramente una storia in cui il dolore è una componente importante ma come hai detto tu, sono queste le storie che ti lasciano qualcosa e che difficilmente riesci a dimenticare. Spero tanto anche io che Wanda Marasco riesca a continuare!!
      Grazie a te, è stato un vero piacere partecipare!
      Un bacio!!

  2. Questa lettura mi incuriosisce parecchio. La tua recensione ancora più
    Partecipare a questo evento è stato molto bello.

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