Piccole dosi | Divorziare con stile di Diego De Silva

Divorziare con stile
di Diego De Silva
 
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 13 giugno 2017
Pagine: 382
Ebook: 9.99€
Copertina flessibile: 16.15€
Sinossi.
Ci sono personaggi che continuano a camminarci in testa anche a libro chiuso, tanto vivi che sembra d’incontrarli in giro. Vincenzo Malinconico è cosí, funziona per contagio. Spara battute a mitraglia e ci costringe a pensare ridendo. Per questo lo seguiamo ovunque senza stancarci mai: mentre pontifica sotto la doccia o mentre esercita (si fa per dire) la professione di avvocato nel suo loft Ikea. Fino al ristorante dove incontra Veronica Starace Tarallo, bella da stordire e per nulla disposta a darla vinta al marito nella causa di separazione. E siamo con lui anche quando esce dalle battaglie sconfitto ma fedele a se stesso: quasi geniale, quasi risolto, quasi felice. Un uomo a cui manca sempre tanto cosí.
Mentre vive, Vincenzo Malinconico cerca di capire come la pensa. Per questo discetta su tutto, benché nessuno lo preghi di farlo. Abilissimo nell’analizzare i problemi ma incapace di affrontarli, dotato di un’intelligenza inutile e di un umorismo autoimmune, si abbandona alla divagazione filosofica illuminandoci nell’attimo in cui ci fa saltare sulla sedia dal ridere. Malinconico, insomma, è la sua voce, che riduce ogni avventura a un racconto infinito, ricco di battute fulminanti e di digressioni pretestuose e sublimi. Puri gorgheggi dell’intelletto. Questa volta Vincenzo e la sua voce sono alle prese con due ordini di eventi: il risarcimento del naso di un suo quasi-zio, che in un pomeriggio piovoso è andato a schiantarsi contro la porta a vetri di un tabaccaio; e la causa di separazione di Veronica Starace Tarallo, sensualissima moglie del celebre (al contrario di Malinconico) avvocato Ugo Maria Starace Tarallo, accusata di tradimento virtuale commesso tramite messaggini, che Tarallo (cinico, ricco, spregiudicato e cafone) vorrebbe liquidare con due spiccioli. La Guerra dei Roses tra Veronica e Ugo coinvolgerà Vincenzo (appartenente da anni alla grande famiglia dei divorziati) molto, molto piú del previsto. E una cena con i vecchi compagni di scuola, quasi tutti divorziati, si trasformerà in uno psicodramma collettivo assolutamente esilarante. Perché la vita è fatta anche di separazioni ricorrenti, ma lo stile con cui ci separiamo dalle cose, il modo in cui le lasciamo e riprendiamo a vivere, è – forse – la migliore occasione per capire chi siamo. E non è detto che sia una bella scoperta.
Divorziare con stile è un libro divertente e ironico. Attraverso dei personaggi esilaranti ed uno stile estremamente fluido e accattivante la narrazione procede velocemente fino all’ultima pagina.
La trama non mi ha colpito particolarmente, non brilla troppo di originalità ma trovo che sia senza dubbio una lettura leggera e piacevole.
Citazioni
L’invidia è un sentimento in franchising che non mira a omologare gli utenti ma a differenziarli, seppure sotto l’ombrello dello stesso marchio. Fate una ricerca sul campo, se volete: non troverete un invidioso uguale a un altro. L’invidia è il più ergonomico dei sentimenti umani: più dell’avarizia, dell’avidità, anche della gelosia. Ognuno invidia per motivi personalissimi, spesso inspiegabili se non in una logica della meschinità, che infatti non esiste. Aprite la botola delle vere ragioni dell’invidia di qualcuno, e non crederete al poco che vi si parerà davanti.
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E’ la sindrome del lieto fine, che poi rovina un sacco di belle storie. Perché tante volte la vita ti dimostra che una storia non è bella perché finisce bene, ma proprio perché finisce.
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E’ così che succede con le persone non appariscenti: devi conoscerle un po’ per vederle. E’ il loro modo di mostrarsi.
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Ma chi di noi non ne ha fatto esperienza, qualche volta nella vita? Chi non ha mai finto di essere quello che avrebbe voluto diventare? Chi non ha mai non solo sognato, ma interpretato il suo sogno a occhi aperti?
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Il fatto è che la tecnologia non ha agevolato la comunicazione, l’ha anche colpevolizzata, perché ha inibito ogni forma di latitanza. Oggi non puoi non rispondere, non sapere, negare di aver ricevuto un messaggio o sostenere di non averlo letto, perché adesso si vede anche quello. La tecnologia non ammette ignoranza. Basta essere raggiunti per essere interpellati, e non è possibile sottrarsi all’appello, a meno di praticare il silenzio-dissenso, dunque rendere implicitamente chiaro che non hai intenzione di rispondere e farti la nomea di antipatico. Nel mondo tecnologicamente evoluto non puoi mancare, devi esserci per forza. Hanno abolito l’assenza.
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Io sempre più convinto che la nostra è una generazione di disadattati sentimentali. Altrimenti non si spiegherebbe come mai la stragrande maggioranza di noi è così allergica ai rapporti durevoli.
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Credo che chiunque, quando torna da un viaggio, abbia bisogno di sentirsi accolto. Perché il ritorno non c’entra con la solitudine. Non puoi tornare ad essere solo. Anche perché quando uno torna ha voglia di raccontare, giusto? Se no cosa va via a fare.
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Alla fine, ci sono delle ragioni molto semplici alla base delle cose che si fanno. E’ solo che uno le cose si limita a farle e non si sofferma sulle motivazioni. Ma se lo facesse, si renderebbe conto che ogni gesto ha uno scopo anche minimo. E quando il gesto non raggiunge lo scopo a cui tende indipendentemente dalle intenzioni di chi lo compie, arriva il fallimento. E’ inevitabile.
Lo avete letto? Che ne pensate?