Piccole dosi – La strana indagine di Thomas Winslow di Giacomo Festi

Ciao a tutti amici lettori!

Oggi torno con un post sulle citazioni, una delle mie rubriche preferite (*-*), Piccole dosi. Un post per rivivere uno dei romanzi letti da poco, attraverso le frasi che mi hanno colpito di più.
Oggi voglio parlavi di La strana indagine di Thomas Winslow di Giacomo Festi (QUI potete trovare la recensione di Gioia), una lettura particolare, affascinante che tiene il lettore incollato fino all’ultima pagina. Sicuramente l’ambiguo protagonista, Thomas Winslow, è un personaggio fuori dal comune che si pone domande, che ha continui dubbi. Ma fare da protagoniste in questa storia, oltre a Thomas, ci sono le storie stesse. Perché, come dice l’autore stesso, non c’è nulla di più importante di una storia, al mondo, qualunque essa sia.
Thomas non si era spostato dalla propria postazione, dove continuava a fissare lo svolgersi degli avvenimenti. Lo sentiva. Quello era il climax. Era il punto di tensione massima della storia, quello a cui doveva stare attento. Il punto cruciale che gli comunicava che doveva allontanarsi per non intralciare il giusto svolgimento della storia, qualunque essa fosse.
__________
Era un ragionamento complesso, ma le cose avevano smesso di essere semplici da diverso tempo. Da quanto, precisamente? Non lo sapeva. Col tempo aveva finito per dimenticare tutto. Tutto, tranne il proprio nome e il fatto che doveva fuggire. E il modo in cui doveva fuggire. Quella era la cosa più importante di tutte. Non attraverso le strade, perché prima o poi finivano, ma attraverso le storie.

__________
Sembrava strano che, nonostante ogni cosa sembrasse già detta o raccontata, si finiva sempre per trovare qualcosa di nuovo o inedito.
__________
<<Scappare non fa mai bene, signor Winslow. Rammollisce. Fa cedere i tessuti della pelle e logora lo spirito. E’ come portare un pesce di mare in un lago. E’ sempre acqua, ma al pesce verrà a mancare il sapore del sale, perché è lì che è nato. Così come quella che è rimasta ad aspettarla è la sua storia.>>
__________
<<Tutte le cose sono semplici se tutto andasse come dovrebbe. Ma se così fosse, forse a un certo punto la vita non avrebbe significato. E non ci sarebbero manco le storie.>>
__________
Il condizionale è un’opzione che non andrebbe mai dimenticata. Esso dimostra quanto la vita, per quanto una persona si metta d’impegno, non sia mai perennemente controllabile. Ogni piano mostra una falla, ogni trama ha un punto che non si raccorda con gli altri.
__________
<<Si rischia sempre di farsi del male, una volta che si scende troppo in profondità.>>
__________
L’unica cosa che faceva male era stare fermi e aspettare che le cose accadessero. L’unico danno era quello di lasciarsi trasportare dalla propria storia, senza tirare le redini. Aspettare la conclusione impotenti ma non per causa, quanto per volontà.
__________
Alle volte non pensare era l’unica cosa che si poteva fare dinanzi all’immensità dei quesiti.
_________
Odiava la suspance. Poteva essere efficace nelle storie, ma quando ti riguarda personalmente non vale un cazzo. E’ triste pensare che la vita sia regolata da quello che è il capriccio di un narratore, quando magari attendere non portava a nulla. Solo a sprecare tempo. Perché spesso di quello si trattava, solo di un immenso spreco di tempo narrativo, che poteva essere usato per creare una storia più veloce.
__________
Forse erano proprio le domande che facevano andare avanti le storie, inclusa la sua. Perché un’indagine avviene proprio attraverso le domande. Ma se era davvero finita, sia l’indagine che con essa la sua storia, perché si trovava ancora dentro il luogo in cui si era svolta la fine? Cosa succedeva alle storie quando terminavano il proprio ciclo?
Buona lettura!
Sinossi. Thomas Winslow è un uomo in fuga. Ma non fugge come una persona normale, egli segue il suo metodo. Scappa di storia in storia, spostandosi di storia in storia quando avviene il climax del racconto e attraversando tutti i generi narrativi. Non sa perché fugge, sa solo che deve scappare. La fuga gli ha annebbiato il cervello ma gli ha lasciato quella basilare informazione. Finché un giorno viene catturato dagli uomini grigi che lo portano dal loro capo, tal Ghilligan, il quale gli rivela che lui altro non è che un personaggio di una storia, dalla quale è fuggito, che giace in stallo in attesa del suo reinserimento. Così viene riportato all’interno della sua storia originale, nella quale è un detective degli anni trenta che deve investigare su un misterioso omicidio… ma l’indagine sarà più profonda di quanto possa aspettarsi. L’indagine più spaventosa e atipica di tutte. Quella dentro se stesso. Un libro che gioca con le citazioni, che omaggia un genere, e nel farlo cerca di rendere giustizia a tutti gli altri. Perché non c’è nulla di più importante al mondo di una storia, qualunque essa sia.