Piccole Dosi – Qualcosa di Chiara Gamberale

Ciao a tutti amici lettori!

Sono qui per parlarvi di una delle mie ultime letture e per segnalarvi le frasi e gli aforismi che mi hanno colpito di più e che mi hanno emozionato.
Qualcosa di Chiara Gamberale è una favola per tutti. Un libro breve fatto di domande che spesso non hanno nessuna risposta definitiva, dedicato a chi, prima o poi nella vita, si trova ad affrontare quel vuoto interiore che nasce nel momento in cui ci si sente perplessi, soli e inadeguati. Non si può cercare o pretendere dalle persone che ci circondano ciò che dovremmo trovare in noi stessi. Le mancanze ci rendono fragili ed insicuri, ma, nel profondo, c’è sempre la possibilità di rialzarsi e riprendere in mano la nostra vita.
Una lettura dallo stile semplice e dal linguaggio elementare, proprio come una favola, ma che nasconde in sé stessa una parte importante della vita di ognuno.
Perché, appunto, in lei c’era qualcosa.
Qualcosa di complicato da spiegare.
Qualcosa di evidente.
Qualcosa di troppo.
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<<Figlia mia, sei Qualcosa di Troppo>>. Così, mentre il Re e la Regina non sapevano se piangere o ridere, la Principessa ebbe il suo nome.
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Tredici anni sono molti o sono pochi, per chi è Qualcosa di Troppo? Chi lo sa.
Per la Principessa erano volati come falchetti curiosi e si erano trascinati come tartarughe ferite, a seconda dei giorni e a volte nello stesso momento. E’ che, principalmente, lei quei tredici anni li aveva trascorsi a volere. Ma cosa voleva?
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Storie vere, storie orecchiate chissà dove: poco contava. A Qualcosa di Troppo piaceva parlare, parlare e parlare.

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E a loro invece bastava svegliarsi, andare a scuola, giocare a rudabandiera un’oretta, fare i compiti, giocare a rubabandiera un’altra oretta, mangiare e andarsene a dormire. Non erano mai troppo felici o troppo annoiati. Erano Ragazzini Abbastanza. Ogni tanto abbastanza felici, ogni tanto abbastanza annoiati.
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E poi voleva troppi colori. Non accettava che un tramonto non desse ogni sera il meglio di sé. Se lo spettacolo la convinceva, saliva fino alla torre più alta del castello per dimostrare al sole, ballando un tip tap, la sua ammirazione. Se però lo spettacolo non la convinceva, perché una nuvola si era messa di traverso sul più bello, poteva precipitarsi in camera sua, chiudere a chiave la porta e ululare fino al mattino dopo contro quel cielo che l’aveva tradita.
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La morte non significa che qualcuno se ne va, ma che tu nel frattempo resti.
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E non sapeva che cos’era quel buco che adesso si ritrovava al posto del cuore. Un buco troppo buco al posto di un cuore troppo cuore.
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Si sentiva troppo abbandonata. Troppo sola. Troppo bucata nel cuore.
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Perché quando succedono cose troppo brutte, ci mettiamo un po’ ad accettarle, tanto che all’inizio non ci sembrano nemmeno vere. E mentre la testa prende tempo per capirle, il cuore ci diventa un pezzo di groviera. E’ così che succede.
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<<Principessina, nell’esatto momento in cui ci sentiamo migliori degli altri, diventiamo uguali a loro>>.
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E’ il puro fatto di stare al mondo la vera avventura
Buona lettura!