Piccole dosi | Se una notte d’inverno un viaggiatore

Ciao lettori!!
Avrei potuto citare l’intero libro ma, per questo nuovo appuntamento con Piccole Dosi, mi sono limitata ad inserire solo alcune delle citazioni tratte da Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Ho inserito la recensione qualche giorno fa, potete trovarla qui e ci tengo a consigliarvelo ancora: un libro che parla di libri e di lettori a cui dare almeno una possibilità. (Dovete leggerlo!!)
Vi lascio quindi agli estratti e spero che se non lo avete letto possano incuriosirvi, se invece già conoscete il libro possa farvi piacere rileggerli.

Niente di più facile che identificarsi con me, per adesso il mio comportamento esteriore è quello di un viaggiatore che ha perso una coincidenza, situazione che fa parte dell’esperienza di tutti; ma  una situazione che si verifica all’inizio d’un romanzo rimanda sempre a qualcosa d’altro che è successo o che sta per succedere, ed è questo qualcosa d’altro che rende rischioso identificarsi con me, per te lettore e per lui autore; e quanto più grigio comune indeterminato e qualsiasi è l’inizio di questo romanzo tanto più tu e l’autore sentite un’ombra di pericolo crescere su quella frazione di “io” che avete sconsideratamente investita nell’ “io” d’un personaggio che non sapete che storia si porti dietro, come quella valigia di cui vorrebbe tanto riuscire a disfarsi.

Questo intendo quando dico che vorrei risalire il corso del tempo: vorrei cancellare le conseguenze di certi avvenimenti e restaurare una condizione iniziale.

La tua lettura non è solitaria: pensi alla Lettrice che in questo stesso momento sta aprendo anche lei il libro, ed ecco che al romanzo da leggere si sovrappone un possibile romanzo da vivere, il seguito della tua storia con lei, o meglio: l’inizio d’una possibile storia.

Leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà…

Tutti abbiamo momenti di debolezza, donne e uomini, e non è detto, tenente, che non avrò occasione di contraccambiare la sua cortesia di poc’anzi.

Ricordare il male può essere un piacere quando il male è mescolato non dico al bene ma al vario, al mutevole, al movimentato, insomma a quello che posso pure chiamare il bene e che è il piacere di vedere le cose a distanza e di raccontarle come ciò che è passato.

La tua casa, essendo il luogo in cui tu leggi, può dirci qual è il posto che i libri hanno nelle tua vita, se sono una difesa che tu metti avanti per tener lontano il mondo di fuori, un sogno in cui sprofondi come in una droga, oppure se sono dei ponti che getti verso il fuori, verso il mondo che t’interessa tanto da volerne moltiplicare e dilatare le dimensioni attraverso i libri.

Fra i tuoi libri, in quest’insieme che non forma una biblioteca, ossia il deposito dei volumi messi via, letti e raramente riletti oppure che non hai letto né rileggerai ma comunque conservati (e spolverati), e una parte viva, ossia i libri che stai leggendo o hai intenzione di leggere o da cui non ti sei ancora staccata o che hai piacere di maneggiare, di trovarteli intorno. Parecchi volumi sono sparsi in giro, alcuni lasciati aperti, altri con segnalibri improvvisati o angoli di pagine piegati. Si vede che hai l’abitudine di leggere più libri contemporaneamente, che scegli letture diverse per le diverse ore del giorno, per i vari angoli della tua pur ristretta abitazione: ci sono i libri destinati al tavolino da notte, quelli che trovano il loro posto accanto alla poltrona, in cucina, nel bagno.

Si legge da soli anche quando si è in due.

(Cominciare. Sei tu che l’hai detto, Lettrice. Ma come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già da prima, la prima riga della prima pagine d’ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori dal libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci o cento pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo. Le vite degli individui della specie umana formano un intreccio continui, in cui ogni tentativo d’isolare un pezzo di vissuto che abbia un senso separatamente dal resto – per esempio, l’incontro di due persone che diventerà incisivo per entrambi – deve tener conto che ciascuno dei due porta con sé un tessuto di fatti ambienti altre persone, e che dall’incontro deriveranno a loro volta altre storie che si separeranno dalla loro storia comune).

E per il verbo leggere? Si potrà dire “oggi legge” come si dice “oggi piove”? A pensarci bene, la lettura è un atto necessariamente individuale, molto più dello scrivere. Ammesso che la scrittura riesca a superare la limitatezza dell’autore, essa continuerà ad avere sendo solo quando verrà letta da una persona singola e attraverserà i suoi circuiti mentali. Solo il poter essere letto da un individuo determinato prova che ciò che è scritto partecipa del potere della scrittura, un potere fondato su qualcosa che va al di là dell’individuo. L’universo esprimerà se stesso fin tanto che qualcuno potrà dire: “Io leggo dunque esso scrive”.

– Ludmilla sostiene che gli autori è meglio non conoscerli di persona, perché la persona reale non corrisponde mai all’immagine che ci si fa leggendo i libri.
Direi che potrebbe essere la mia lettrice ideale, questa Ludmilla.

Fino a quando continuerai a lasciarti trascinare passivamente dalla vicenda? T’eri gettato nell’azione pieno di slancio avventuroso: e poi? La tua funzione si è presto ridotta a quella di chi registra situazioni decise da altri, subisce arbitri, si trova coinvolto in eventi che sfuggono al suo controllo. Allora il tuo ruolo di protagonista a cosa ti serve? Se continui a prestarti a questo gioco vuol dire che anche tu sei complice della mistificazione generale.

– Anch’io sento il bisogno di rileggere i libri che ho già letto, ma a ogni rilettura mi sembra di leggere per la prima volta un libro nuovo. Sarò io che continuo a cambiare e vedo nuove cose di cui prima non m’ero accorto?

– Anche per me tutti i libri che leggo portano a un unico libro
Qual è la vostra frase preferita?