Emma di Jane Austen

Edizione Bur Rizzoli
Traduzione di Bruno Maffi
Pagg. 459
Emma è bella, ricca, intelligente. E vuole inventarsi una vita che le assomigli. Al centro di intrighi amorosi che lei stessa sollecita, si muove con sfrontatezza per combinare matrimoni, costruire flirt, intrecciare amicizie e relazioni fra le persone che la circondano. E se l’ambientazione è quella classica della campagna inglese, in una quotidianità cadenzata da balli, passeggiate e conversazioni mondane, Jane Austen dà vita a una figura di donna assolutamente innovativa che – con le sue scelte audaci, e anche errate e contraddittorie – influenzerà in modo determinante la letteratura successiva. Perché, come sottolinea Viola Papetti nella preziosa introduzione, “Emma porta in dote la conoscenza del rovescio del mondo e del linguaggio, l’avventurosa logica dell’errore che aprirà innumerevoli porte alle eroine moderne”.
Recensione
Sono ben consapevole che dall’ultimo post dedicato ai romanzi di Jane Austen sia passato un bel po’ di tempo. Sto leggendo i suoi libri in ordine cronologico di pubblicazione e dopo Ragione e sentimento, Orgoglio e pregiudizio e Mansfield Park, era il turno di Emma e questo ritardo non è proprio dovuto al caso, essendo questo il suo romanzo che più temevo di leggere. Anni fa, infatti, avevo già provato a leggerlo ma non sono riuscita a portarlo a termine. Volendo però continuare il mio “progetto” non potevo desistere, quindi finalmente ce l’ho fatta, l’ho letto e finalmente ne posso parlare!
Dunque, da dove iniziare? Direi dalla protagonista…chi sarà? Ovviamente Emma. E fin dall’inizio capiamo che c’è qualcosa di particolare in lei. La stessa scrittrice dice: “Sto per descrivere un’eroina che non potrà piacere a nessuno, fuorché a me stessa“. Emma sebbene mostri delle affinità con le eroine dei romanzi letti in precedenza, è in realtà molto diversa.

Bella, intelligente, ricca, con una casa fatta per viverci bene e un’indole felice, Emma Woodhouse sembrava riunire alcuni beni più preziosi della vita; e, in realtà, era vissuta quasi ventun anni nel mondo al riparo da grosse noie o fastidi. 

Se dovessi considerare il libro dal punto di vista emotivo ho un grande punto interrogativo e sensazioni contrastanti, cercherò quindi di parlarne il più razionalmente possibile dato che sono innegabili. ancora una volta, le grandi capacità di Jane Austen.

Uno degli aspetti diversi dagli altri romanzi ma che, in questo caso, sarà determinante per le vicende che vengono narrate è che Emma è ricca, Il tema attorno a cui si muovono i personaggi è il matrimonio, ed Emma ha una considerazione diversa rispetto alle altre protagoniste del romanzo. Emma ha una sorella, Isabella, che vive lontano da casa con suo marito, John Knightley, e i suoi figli, è orfana di madre e vive con suo padre il quale ha un carattere molto particolare, un ipocondriaco, sempre molto (a volte troppo) attento alla sua sicurezza e a coloro che gli stanno intorno, per questo la sua idea è quella di non sposarsi apparentemente perché non vuole allontanarsi da suo padre,
In realtà, durante la lettura, si fa largo l’ipotesi secondo cui mentre le altre vedono il matrimonio come un’opportunità per migliorarsi dal punto di vista sociale, lei potrebbe vederlo come un venir meno delle sue libertà dato che, nella sua condizione attuale, è indipendente.

Ma perché la Austen mette le mani avanti? Perché Emma potrebbe non piacere? Accanto alla bellezza e all’intelligenza c’è un aspetto della sua personalità che fa storcere il naso dall’inizio: fin dalle prime pagine Emma si vanta di avere la capacità di far innamorare le persone tra loro, di avere il giusto sesto senso per combinare matrimoni, in altre parole è un po’ una “ficcanaso”.
In realtà quella che per lei è una capacità risulta più che altro essere un passatempo e si troverà a dover risolvere alcune situazioni talvolta anche imbarazzanti.
Il tutto ha inizio con la sua governante, appena trasferita dopo il matrimonio con Mr Weston. Emma è felice per Mrs Taylor, ma dall’altro lato soffre terribilmente di solitudine. Solitudine che ha termine con l’incontro con Harriett Smith, la sua nuova “vittima”.
E qui veniamo al secondo aspetto non proprio positivo della protagonista: Emma infatti sa che la ragazza è inferiore a lei sia per stato sociale sia caratterialmente, dimostrandosi spesso ingenua, ma nonostante ciò se ne approfitta giocando con le sue sensazioni ed i suoi sentimenti.

Quello che non mi ha convinto di questo romanzo è la lentezza di alcune parti, soprattutto nelle prime, in cui ci vengono presentati i diversi personaggi attraverso i dialoghi talvolta prolissi e ripetitivi, riconoscendo comunque il valore che hanno. La Austen infatti ci rende una testimonianza diretta della sua epoca e dei temi tipici e diversi delle conversazioni tra uomini e quelle tra donne.
Inoltre, sono i dialoghi stessi che ci descrivono e ci fanno conoscere i personaggi. Il talento della scrittrice che si riconferma anche e soprattutto in questo romanzo è quello di riuscire a personalizzare i personaggi dandogli forma e caratterizzandoli attraverso le loro stesse parole.
Si ritrova inoltre il discorso indiretto libero: il romanzo assume il punto di vista della protagonista senza mai utilizzare le espressioni “pensava che”, “credeva che” ma allo stesso tempo ci dà l’idea di entrare nella mente del personaggio e le vicende vengono influite dai suoi pensieri al punto che il lettore è portato a ragionare come lei, prendendo per buoni e per giusti i suoi pensieri e le sue considerazioni. Proprio per questo ci sono diversi colpi di scena all’interno del romanzo che rendono viva la narrazione.
Oltre a quelli a cui ho accennato, tra i personaggi principali ci sono Mr Elton, il reverendo del villaggio, Frank Churchill, figlio di Mr Weston, Miss Bates e sua nipote Fairfax e molti altri secondari. Il romanzo si basa sugli intrecci tra questi che alimentano la curiosità del lettore nel veder evolversi le relazioni tra loro, soprattutto tra i principali. Se i rapporti tra i personaggi secondari offrono sviluppi inattesi, l’epilogo di quello tra i principali, avendo in mente situazioni simili degli altri romanzi della Austen, è intuibile già dall’inizio.
In un solo capitolo la voce narrante cambia e diventa quella di George Knightley, fratello del cognato di Emma. La loro relazione ricorda per certi versi quella tra Elizabeth e Mr Darcy, sebbene abbiano personalità molto diverse. Mr Knightley risulta essere molto più autoritario avendo anche molti anni in più rispetto ad Emma. Le loro discussioni non nascono da pregiudizi nei confronti dell’uno e dell’altra dato che i due sono amici ma spesso è Mr Knightley che rimprovera e riprende i comportamenti sbagliati di Emma, confidando nella sua intelligenza.
Ma tra un malinteso ed un equivoco anche lei proverà sulla sua pelle l’amore. Crede di conoscerlo al punto quasi di autoconvincersi di essere innamorata ma quando i veri sentimenti faranno breccia improvvisamente nel suo cuore, saprà riconoscerli.

In conclusione. Mi è piaciuto? Nì. Non è sicuramente tra i suoi preferiti letti fino ad ora ma, come sempre, si riesce facilmente a trovare punti positivi ed innovativi all’interno del romanzo. Ecco, se non avete ancora letto nulla della Austen non vi consiglio di iniziare da questo ma se invece, come me, avete già affrontato qualche sua opera, questo è un modo per vedere come se la cava la nostra cara Jane con una protagonista e delle situazioni diverse dal solito.

2 Risposte a “Emma di Jane Austen”

  1. Io l'ho amatooooooooo!!!! Insieme a Orgoglio e pregiudizio è il mio preferito,e così le due protagoniste; invece ho amato moooolto meno Ragione e sentimento e mansfield park,cosi cosi Northanger Abbey…

  2. Ciao Angela, io purtroppo ho fatto un po' di fatica per terminarlo ma sono comunque felice di essere riuscita a leggerlo, scoprendo così qualcosa di nuovo della Austen. Northanger Abbey sarà la mia prossima lettura di Zia Jane 😀

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