Come cenere a Vallaida di Stefania Rinaldi

 
Editore: Bonfirraro Editore
Anno: 2018
Pagine: 330
Prezzo: 18.90 €
Sinossi.
Quella di Paolo è una famiglia all’apparenza come tante altre: un padre premuroso, una madre amorevole, una figlia giovane e ambiziosa.
Questa visibile normalità rappresenta il frutto di anni di verità omesse su quella che è la vera storia di Paolo che, per amore di sua figlia Martina, ha da tempo deciso di chiudere con quel passato tanto doloroso che finiva con il mettere in discussione le origini stesse della loro famiglia.
Una famiglia messa a dura prova dall’improvvisa malattia della moglie, che condizionerà la vita di Paolo il quale, suo malgrado, dovrà adeguarsi e far fronte alla nuova situazione. Questo renderà necessario un tuffo nel passato che l’uomo compirà con sua figlia Martina, rivelandosi a essa senza più filtri. La giovane riscoprirà un padre profondamente diverso, un uomo che, pur mostrandosi sempre ottimista e forte, si mette a nudo senza timore di dover ammettere le sue paure e di dover lottare contro la malattia della moglie: l’Alzheimer.
Una storia fortemente dominata dai sentimenti e dalla teatralità, un rincorrersi di eventi che, quasi inconsapevolmente, andranno a dar vita alla più bella Opera mai portata in scena: quella di Paolo e Viola che, ironia della sorte, sembra essere stata partorita dall’abilità di un Giuseppe Verdi che, meglio di chiunque altro, riesce a portarla nei due più importanti teatri che hanno segnato la vita di Paolo.
Recensione
Una messinscena, una storia che sembra quasi una rappresentazione teatrale.
Paolo, un uomo sensibile ma determinato, si trova finalmente di fronte alla realtà, una verità terribilmente dolorosa. Paolo è infatti costretto a parlare a cuore aperto a sua figlia Martina per rivelarle finalmente il grave destino che ha afflitto la loro famiglia: Viola, sua moglie e madre di Martina, è afflitta da una mostruosa malattia, l’Alzheimer.
“Nella testa mi rimbombava ancora quella frase ‘un nemico di nome Alzheimer’; mi sentii misero e impotente: se solo quel morbo fosse stato un’entità concreta, esterna a mia moglie, l’avrei uccisa con le mie stesse mani per punirla di tutta la devastazione che portava nella nostra famiglia, ma quella infernale malattia le si annidava dentro e, dal suo cervello, si impadroniva pian piano di tutto il suo essere…il suo essere dannatamente bella, dannatamente dolce, dannatamente mia.”

 
La storia attraversa varie fasi alla scoperta di un passato tanto malinconico quanto disperato. Nella teatro della brillante Vallaida va in scena un amore passionale che, col tempo, diventa quasi ossessivo, un amore fatto di impeto, desiderio, sentimento, che si trasforma e si evolve nel tempo portando spesso frustrazione e sofferenza.
“Il silenzio del tendone fu testimone del primo respiro di un amore che nasceva lì, a Vallaida, avvolto tra le spire di quell’insolita energia.
Vallaida, florido e rigoglioso regno di gioia e speranza, fu culla su cui figli di madre divina si adagiarono stringendo tra le braccia sogni di gloria, fu loco d’incontro che superbamente unì realtà a finzione, al punto tale da confonderne i confini, donando agli spettatori l’incanto di magiche atmosfere.”
 
Atmosfere magiche, quasi oniriche, che si scontrano con la dura realtà. Il cuore perde un colpo, costretto a vivere un presente di tormenti e patimenti guardando negli occhi la persona amata perdendosi in un teatro di ricordi.
I tre protagonisti, Paolo, Martina e Viola, si trovano a dover affrontare la loro vita con coraggio e dare continuamente prova della loro determinazione contro una vita che li ha messi faccia a faccia con un terribile nemico, quello dell’Alzheimer.
La psicologia dei tre personaggi trova largo spazio tra le pagine: i loro sentimenti, i loro ricordi creano, pagina dopo pagina, il quadro della loro esistenza.
Di ogni personaggio conosciamo i pensieri, le sensazione, le emozioni che prova passo dopo passo. A modo suo ogni personaggio sfodera la propria determinazione per non rassegnarsi ad un destino crudele e beffardo.
Attraverso un linguaggio spesso aulico e ricercato l’autrice cerca di portare il lettore nel mondo del teatro, quasi si trovasse seduto sulle poltroncine di un elegante teatro in palpitante attesa del finale desiderato.
Il romanzo si può facilmente dividere in due parti: nella prima si imparano a conoscere i protagonisti, il loro passato, per capire quale sia la base delle loro scelte, ciò che li rende così come li possiamo conoscere nel presente; nella seconda invece prevale la malinconia, un crescendo di emozioni che si spengono in un finale altrettanto spietato e teatrale, estremamente coerente con tutta la storia.
Ringrazio l’autrice, Stefania Rinaldi, e la casa editrice, Bonfirraro Editore, per avermi condotto in un mondo difficile quanto maestoso in un viaggio fatto di affetto, ardimento e commozione
Buona lettura!
Debora

Una risposta a “Come cenere a Vallaida di Stefania Rinaldi”

  1. Tema difficile ma attualissimo. La tua bella recensione ha messo in evidenza le caratteristiche che più mi attirano in un romanzo: sensibilità, coraggio delle proprie scelte,un mix di emozioni e un finale spietato. Prendo nota 🙂

I commenti sono chiusi.