La casa sul Bosforo di Pinar Selek

 
 
Editore: Fandango Libri
Data di pubblicazione: 28 giugno 2018
Pagine: 314
Prezzo copertina: 20 €

Sinossi. Una Istanbul da fiaba quella narrata da Pinar Selek attraverso i ricordi della sua infanzia e giovinezza nella Casa sul Bosforo. Nell’arco di vent’anni, seguiamo l’intreccio amoroso di due coppie, quella della studentessa rivoluzionaria Elif e del musicista Hasan, e quella di Sema in cerca di se stessa e di Salih l’apprendista falegname. Ma il personaggio principale è il quartiere di Yedicule, carico di storia, di tradizioni, che conserva la sua autenticità nonostante lo scorrere del tempo. Tutti i personaggi che gravitano intorno ai quattro eroi principali sono vivi, tangibili, di tutto conosciamo l’origine, la vita quotidiana, il mestiere, le minuzie. E tuttavia è una fiaba non priva di ombre, il libro comincia con la denuncia del colpo di Stato del 1980 e descrive personaggi assetati di libertà e giustizia sociale, tentati dal terrorismo o spinti all’esilio. E’ una fiaba rosa dove le donne, romantiche e appassionate, prendono tutte in mano il loro destino mandando in frantumi i nostri pregiudizi. E in ultimo è una fiaba utopistica e di confine, popolata da minoranze curde, armene e greche ben visibili: la resistenza curda è attiva, la cultura armena presente, i pogrom contro i greci nel 1955 e durante la crisi di Cipro vengono evocati. Può esistere un luogo dove persone di origini diverse s’incontrano e si aiutano reciprocamente?
Recensione
Yedicule. 1980.
La storia di due donne, Elif e Sema, due anime rivoluzionarie in modi differenti, appassionate, assennate, alla costante ricerca della felicità, di uno scopo volto al bene altrui.
“E se cominciassi a raccontare la mia storia alla maniera di Sema?
C’era una volta…
Ma no, non posso. Non è una favola, è la realtà.
Una triste realtà che ancora non riesco a comprendere.”

La storia è incentrata su due coppie. Da una parte Elif, che vive sola con suo padre ma che non riesce a frenare il suo spirito rivoluzionario, e del musicista Hasan, dall’altra la razionale Sema alla ricerca di un obiettivo e l’apprendista falegname Salih.

I quattro giovani viaggiano su strade parallele alla ricerca di loro stessi tra ambizioni, rinence, sacrifici, desideri, speranze e opportunità.
 
[…]
” Siamo stati separati così tanto tempo, Elif, adesso eccomi qui e tu non reagisci… Sei sorpresa o ce l’hai con me?”
” Si, sono sorpresa. E poi ho lezione presto, domattina…”
“E non andarci!”
“Impossibile. E’ molto importante. E dopo, ci sarai ancora?”
Ero sbalordita, crudele forse? Difficile a dirsi. Hasan parlò di “acqua amara”. Ero acqua amara. Da quando ero tornata da Adana, dicevo “dopo…”. Ma ci sarebbe stato un dopo? Per me ormai, c’era solo la rivoluzione, che rendeva tutto assurdo, tranne se stessa.
 
La casa sul Bosforo è un romanzo ricco di sentimento, un punto in cui si intrecciano tematiche importanti, il ritratto di un Paese che vive evidenti difficoltà ma che cerca attraverso la forza e il coraggio la possibilità di rialzarsi.
Ogni personaggio, ogni anima che appare nel romanzo vive una sfida interiore: ogni gesto, ogni pensiero è scalfito nella pietra che costruisce pezzi di una Yedicule fatta di storia e tradizioni.
Tutti i personaggi sono collegati tra loro senza distinzione di etnia, popolo o cultura, in un quadro di inestimabile valore.
Il racconto si srotola in venti anni, anni di cambiamenti ma che rafforzano le convinzioni, che arricchiscono in modo inevitabile il lettore.
“Ai nostri tempi, partire voleva dire morire. Oggi esistono altre strade…”
 
Il lettore conosce ogni personaggio, ogni piccolo dettaglio viene minuziosamente descritto con parole semplici ma d’effetto.
Attraverso capitoli brevi e un linguaggio chiaro ed essenziale la narrazione scorre fluida fino alle pagine finali coinvolgendo e stimolando alla riflessione il lettore.
Ringrazio la casa editrice, Fandango libri, per avermi dato la possibilità di entrare in un mondo fatto di altruismo, coraggio, storia e sentimenti.
Buona lettura!
Debora

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