Mendicanti d’Autunno di Luigi Pellini

Ormai lo saprete, lo avrò ripetuto diverse volte: io e l’horror non andiamo a braccetto. Ok, qui non si tratta di horror vero e proprio, ma è un libro comunque lontano dal genere di libri che leggo di solito. Eppure, ancora una volta, mi sono dovuta ricredere!!
Quando Luigi Pellini, l’autore di questo libro, mi ha proposto di leggerlo, ho subito accettato. Avevo da poco letto Life di Vera Q, un racconto che mi ha piacevolmente colpita e quando mi ha detto che collaborava con lei sul blog Pensieri da tergo, mi ha incuriosita. La convinzione finale è arrivata quando ho letto “E’ andata via l’estate” un breve racconto presente sul blog e in “Mendicanti d’Autunno”, che potete trovare qui.
 
 
 
Genere: racconti wired/fantastici
Editore: Dbooks.it
 
 
La stagione dei colori che si attenuano, del crepuscolo che irrompe quando il giorno sembra ancora promettere il meglio, della malinconia che ti abbraccia, del buio che ti avvolge mentre cammini e del freddo che ti sorprende, facendoti rabbrividire: è l’autunno, che riempie il tempo e lo spazio di questa raccolta di storie brevi, lunghe, tristi, ironiche, paurose, delicate, romantiche e ciniche. Storie di ultimi addii, di favole senza consolazione finale, di abbandoni vendicati, di bambine e di elfi di saggina, di morti che camminano e di anime prigioniere. Storie raccontate a volte in un sussurro, a volte gridate, ma che è impossibile non ascoltare. Sono le storie dei Mendicanti d’autunno, racconti fantastici che portano la firma di un autore che sa spaventare con il sorriso triste della stagione del commiato.
 
 
 
RECENSIONE 
 
Sono sincera, parlare di questa raccolta non è facile, è uno di quei libri che per apprezzarlo appieno bisogna averlo letto. Non basta dire è un bel libro, coinvolgente, ben scritto che tiene il lettore incollato pagina dopo pagina, storia dopo storia, racconto dopo racconto. “Mendicanti d’Autunno” è molto più di questo.
 
Un uomo magro, dal volto tagliato e pallido, con serici capelli rossi.
Una donna dalla pelle scura, slanciata, dalla vita sottile e i capelli neri e fluenti. Aveva occhi d’ombra.
Un vecchio curvo, nodoso, dal mento aguzzo e lo sguardo annegato di tristezza. La sua pelle era rimpianto.
Noi siamo i mendicanti d’Autunno. Disse la donna. Raccontiamo storie, raccogliamo storie che il vento porta per noi.
 
Il libro è formato da circa 25 racconti diversi tra loro per lunghezza, tematiche trattate e protagonisti. Bambini, ragazzi, uomini e donne ma anche personaggi reali, fantastici, vivi o…non più vivi, si incontrano nei diversi racconti.
L’aspetto che più mi ha colpito e che colpisce il lettore è l’effetto sorpresa del finale che accomuna un po’ tutti i racconti. Che siano lunghi, brevi o brevissimi, i racconti sono strutturati in modo da stupire il lettore. L’inizio si rifà in qualche modo alla realtà, per poi svilupparsi in un crescendo fino al culmine finale che ribalta completamente la storia raccontata. Ogni racconto è quindi una scoperta, un solo colpo di scena lasciato per la fine. Una volta che si entra nel meccanismo entra in gioco la curiosità di scoprire come andrà a finire. Durante la lettura si creano ipotesi e possibili soluzioni ma nessuna di questa sarà quella che si ci aspetta.
Finali cinici, amari, malinconici, a volte ironici, quasi tragicomici. Non a caso l’autunno è il vero protagonista di tutti i racconti. Un’atmosfera cupa, irreale, malinconica traspare pagina dopo pagina, gli animi dei protagonisti, le situazioni in cui si trovano, le ambientazioni descritte, tutto ricorda questa stagione.

 

In qualche modo tutti i racconti sono legati tra loro, le vicende di Alessandro e Riccardo due ragazzini che incontrano i Mendicanti d’Autunno, vengono riprese più volte. Inoltre alcuni elementi ricorrono nelle diverse storie: ad esempio Ian e Barbara tra i personaggi principali de “L’urna delle Anime” vengono menzionati in “Per volontà di Dio”, oppure alcune ambientazioni, come il bosco, ricorrono in più storie; anche il sogno è un elemento presente in diversi racconti. Si crea così una linearità nei diversi racconti che possono, allo stesso tempo, essere definiti unici e autoconclusivi.

 
Ognuno, infatti, lascia dietro di sé un’emozione e una sensazione diversa, questo è dato dall’abilità di scrittura di Luigi Pellini, che vede la massima espressione nei racconti più brevi. E’ proprio nei piccoli componimenti che dimostra la sua bravura, sono sufficienti poche battute per evocare  la sua genialità. In “Nella notte” o “Nozze d’oro”, ad esempio, in poco più di 80 parole riesce a inquadrare i personaggi, la situazione ed un finale per nulla banale o scontato!
I componimenti più lunghi invece, come ad esempio “L’urna delle Anime”, possono essere considerati quasi dei romanzi completi, data la complessità della storia e la caratterizzazione dei personaggi. Questo perché ogni parola è scelta con cura ed attenzione. Le descrizioni delle ambientazioni e delle situazioni, sono dettagliate e molto evocative, questo ci permette di essere in prima fila, di guardare attraverso gli occhi del narratore, sia esso in prima o terza persona.

 

 
Una donna, che diversamente da me si abbandona al suo peso, cascando sulle ginocchia come un burattino a cui hanno tagliato i fili. La sua borsa Gucci, si piega su un fianco come una nave colpita da un siluro, sviscerandosi sulla strada.
La donna ha capelli biondi costipati in una lunga coda, un viso bianco, una giacca color mirtillo e pantaloni orrendi da paracadutista, stretti sulle caviglie e larghi sulle cosce.
Lei ha visto i denti del drago, in questo preciso momento ha compreso che morirà.
 
 
I temi che vengono trattati sono molteplici: vita, morte, amore, paura, gelosia, invidia, rapporti familiari, realtà, fantasia, infanzia. Ogni aspetto più cupo e profondo dell’animo umano viene analizzato tramite i vari racconti, utilizzando per ognuno soggetti, scenari e situazioni diversi. Si parla di bambini, uomini, donne, zombie, meteoriti, scrittori, elfi, di incidenti, di sogni, di persone anziane, di boschi. Un mix eterogeneo e molto vario ma mai confusionario.
 
Tra i miei racconti preferiti ci sono: “Raccolta alimentare”, un’invasione zombie descritta in modo molto particolare; “L’elfo di Saggina della piccola Sophie Minuit” in cui viene narrato il rapporto non proprio amorevole tra una bambina e suo nonno e “Per volontà di Dio”, ambientato in una società quasi distopica in cui chi non ha figli vive con il terrore che possa accadergli qualcosa di tragico.
 
Non è un caso se ho deciso di pubblicare la recensione di “Mendicanti d’Autunno” proprio in questa giornata. Questo è il mio consiglio per Halloween, per chi festeggia e per chi non festeggia, per chi crede in questa ricorrenza e per chi non crede, o per chi, semplicemente, vuole avventurarsi una lettura davvero particolare, suggestiva, originale, che vi sorprenderà, vi emozionerà, vi incuriosirà, vi catturerà.
 
Sotto casa, piccole luci di lanterna barcollavano nell’oscurità come navi nella tormenta. Confluivano verso la piazza grande, qualche chilometro più in basso, rispondendo all’appello delle campane. Halloween pensò. Che cosa buffa, un carnevale fuori stagione. I commercianti del paese avevano organizzato una piccola festa serale in maschera, con balli, bancarelle varie, luminarie assortite, caramelle per bambini e un gran falò finale. La tempesta non li avrebbe fermati, nulla può separare un venditore dal suo guadagno. La regola era: presentarsi in costume e lanterna, condizione necessaria per accedere alla piazza senza ritrovarsi coperti di schiuma bianca

Gioia

 

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