Un giorno di ordinario narcisismo di Giacomo Festi

Editore: Augh!
Data di pubblicazione: 8 Maggio 2017
Pagine: 236
Prendete un ex compagno di scuola che detestavate, ora immaginate che partecipi a un dannato talent show e che di colpo sia proiettato alla ribalta nazionale con la musica più insulsa e odiosa che possiate immaginare. Cosa fareste se veniste a sapere che stasera si esibirà nella vostra città e vi regalassero perfino il biglietto per andarci? Metteteci pure che in generale a voi le cose non vanno granché bene: avete pubblicato un libro che nessuno si è degnato di leggere, la vostra ragazza vi ha lasciato per motivi ancora oscuri, non avete un lavoro, vostro padre vi rinfaccia il vostro fallimento e la città della profonda provincia italiana in cui vivete è piena di gente intenta soltanto a guardarsi l’ombelico, gente di cui conoscete fin troppo bene ogni vizio e ogni meschinità. Ecco la storia che troverete in questo libro divertente e amaro di Giacomo Festi: un Io narrante senza nome alle prese con altri io da lui impietosamente narrati, quelli che va incontrando per le strade di R. nell’arco di una giornata decisamente storta. Mettiamo che poi a quel tremendo concerto finiate per andarci davvero. Saprete mai uscire vivi dall’inferno del vostro giorno di frustrazione, di confusione, di rancore, di ordinario narcisismo?
Recensione
 
Se fate un giretto sui suoi social (FecebookInstagram) o sul suo blog (Recensioni ribelli) potrete notare che l’autore, Giacomo Festi, ogni tanto lancia qualche perla di un umorismo tutto suo. Questo è uno degli aspetti che mi hanno portato a leggere il suo romanzo precedente, La strana indagine di Thomas Winslow, in cui però l’ironia era soltanto velata. L’idea che per il suo quinto romanzo si fosse cimentato in una commedia mi ha incuriosito fin da subito. Credo che Giacomo sia tra gli scrittori emergenti che hanno qualcosa da dire e, sperimentando, riesca a trovare anche il modo giusto per farlo.
Il protagonista di Un giorno di ordinario narcisismo è “Il protagonista”, vive a R., una piccola cittadina di provincia uguale a tante altre,  ha scritto un libro ma non sta riscuotendo il successo aspettato, tanto che nemmeno suo padre lo ha letto, non ha un lavoro ed è stato lasciato da poco dalla fidanzata. Non sa il perché e non vuole farsene una ragione! Noi lo seguiamo in una delle tante giornate tutte uguali ma che, alla fine, riuscirà forse a portare in lui nuove consapevolezze.

L’inizio è vincente. L’idea di partire in quarta con le riflessioni personali del protagonista crea subito un certo coinvolgimento da parte del lettore e l’utilizzo della prima persona sicuramente aiuta in questo. Dato che siamo curiosi come scimmie, giusto per riprendere l’idea della copertina, l’entrare in punta di piedi nella vita del protagonista stuzzica la nostra curiosità e l’interesse viene mantenuto costante durante tutta la narrazione grazie alla comparsa di numerosi personaggi che il protagonista incontra.
Una delle caratteristiche che avevo apprezzato già in Thomas Winslow era il riuscire a dare l’idea dei personaggi in poche righe. Questo aspetto si riconferma anche in questo romanzo e diventa uno dei suoi punti forza. La storia è lineare: il protagonista si sveglia, discute con il padre, decide di uscire, incontra gente, gli accadono “cose” ed il tutto è movimentato proprio dai personaggi, resi interessanti grazie all’attenzione con cui ognuno viene presentato, la maggior parte delle volte attraverso dei flashbacks.
La scoperta che facciamo del protagonista è graduale. Quando sembra di conoscerlo già, ecco che qualcosa o qualcuno gli fanno rivelare un nuovo aspetto della sua personalità. E’ un protagonista molto particolare e diverso da quelli che siamo abituati a conoscere, per certi versi potrebbe anche considerarsi “scomodo”. L’idea che uno scrittore ha, in genere, è quella di creare personaggi che abbiano una certa empatia con il lettore o, meglio ancora, che possano considerarsi come degli esempi a cui ispirarsi. In questo caso P. (protagonista) ti impone a guardarti dentro. All’inizio cerca di creare una connessione con te ma poi si rivela così diverso da come lo hai conosciuto che sembra quasi essere un altro personaggio. Ma no, non siamo davanti ad un moderno Dr Jekyll. E’ difficile, in alcuni momenti, riuscire a trovarlo “simpatico”…diciamolo sinceramente, delle volte si comporta come un vero e proprio str***o e lo prenderesti a pizze! Ma non è altro che il risultato della situazione in cui vive, della società che lo circonda. Si crede così diverso dalle persone che incontra, ognuna con le sue stranezze, così incentrate solo e soltanto sui propri interessi, che perde di vista i suoi, di narcisismi. Non è perfetto, ha i suoi difetti e sono proprio questi a renderlo così umano, magari con un pizzico di sensibilità in più rispetto agli altri, nascosta sotto a strati di cinismo e rabbia, molta.
Ma sfido veramente chiunque a rimanere calmi nel trovarsi nelle situazioni in cui si trova P.
Una frase di C. S. Lewis recita: “L’amicizia nasce nel momento in cui una persona dice ad un’altra: “Cosa? Anche tu? Credevo di essere l’unica”. A fine lettura è proprio questo che si percepisce: aver trovato un amico.

“Il tempo libero è un buco nero. E non un buco nero di quelli belli. Ha senso solo se esiste il suo contrario, perché così arrivi a fine giornata e puoi essere felice di avere un attimo per fare quello che più ti piace.”

“Stavo bene, nella mia stanza.
Era la parte di mondo che preferivo.”
 
Quando crediamo di non essere apprezzati abbastanza e che il mondo intero ce l’abbia con noi, creiamo il nostro rifugio. Per P. la sua stanza è il suo piccolo mondo perfetto circondato da tutto quello che ama di più. Ed è impossibile non riconoscersi in lui, nella sua rabbia e nelle sue arrabbiature sul mondo che sta al di fuori, quello “vero”, quello fatto di ipocrisie, basato sull’apparenza, sul successo, su valori materiali. Ma P. va oltre e arriva al punto di diventare proprio come tutti coloro che disapprova. Solo un “grillo parlante” speciale, riuscirà a farlo tornare sui suoi passi.
 
Semplicemente siamo troppi e non riusciamo ad accettare l’idea di essere solo dei piccoli e semplici pedoni in questa grande e scombinata scacchiera.
 
Ma quindi, se è una commedia, si ride? Sì! Certo, il senso dell’umorismo è una delle cose più soggettive che ci possa essere (battute “tristi” a go go, siete avvertiti!), ma chiunque legga il libro credo non abbia dubbi nel considerarlo una lettura leggera ma in alcun modo superficiale o frivola. Una Commedia così come dovrebbero essere: il giorno di ordinario narcisismo che P vive a R è la giornata che io potrei vivere nel mio paese o che tu, che stai leggendo, potresti vivere nel tuo, una giornata di ordinaria quotidianità. E l’immedesimazione porta con sé la riflessione e se, come me, terminate il libro il giorno prima del vostro compleanno, ad un soffio dai 27 anni e il vostro futuro vi fa più paura di Pennywise, allora fidatevi che le pippe mentali sono assicurate, (chiedo scusa per il francesismo ma non trovo sinonimo che renda bene l’idea!) soprattutto se quel presuntuoso del protagonista afferma, cito testualmente: “Oddio, si può usare il termine “ragazza” con una che ha quasi trent’anni?”
Certo che sì!
Nonostante questo…
Valutazione
5/5
 
 
Attendo il seguito!
Giacomo Festi è nato a Rovereto (TN) nel 1990. Ha pubblicato i romanzi Storia di uomini invisibili (Nativi Digitali Edizioni, 2013), Doppio singolo (Editrice GDS, 2014), Vita da scarabocchio (Leucotea Edizioni, 2015), La strana indagine di Thomas Wnslow (Duetredue Edizioni, 2016). E’ anche autore di racconti editi in varie antologie. Gestisce il blog di cinema “Recensioni ribelli