Il mattino dopo di Giorgio Pulvirenti e Marco Negrone

Casa editrice: Autopubblicazione
Genere: romance-storico
Pagine: 287
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Il mattino dopo di Giorgio Pulvirenti e Marco Negrone, ci è stato presentato come un romance-storico. Trovare la parte romantica in una storia ambientata nei campi di concentramento non è così semplice. Ma, come ci dimostra la storia stessa, non è impossibile.

Il romanzo si apre a Montanban, in Francia, nel 1957. In una sera d’estate, il caldo è insopportabile, Justin e suo padre non riescono a dormire. Così, nell’intimità della notte, il ragazzo vorrebbe colmare le sue curiosità: sa che è stato adottato ma vorrebbe scoprire la verità sui suoi genitori. Suo padre è pronto a rispondere, sapeva che prima o poi questo momento sarebbe arrivato.

Il primo protagonista che conosciamo è Alexandre, giovane fornaio ebreo, dedito al suo lavoro. Vive una vita dignitosa, lontano da suo padre e suo fratello, pur di continuare a stare con la sua Natalie.
Quando però, nel Luglio del ’42, si rende conto che la situazione si sta facendo sempre più tesa, prende in considerazione finalmente l’idea di trasferirsi.
Però, il terribile destino per gli ebrei è già scritto e, il mattino dopo, accade l’irreparabile: due agenti di polizia lo fermano ed è costretto a seguirli.

Dopo il trasferimento al Velodromo, luogo designato come primo punto di raccolta, a causa della confusione che regna, si rende conto e lo prova sulla sua pelle, che difficilmente potrà fidarsi di qualcuno.
Ma è con il trasferimento nel campo di concentramento di Drancy che Alexandre che realizza che non sarà una situazione temporanea e tutt’altro che semplice da superare.

Il mattino dopo

Ma il peggio, per il ragazzo, e non solo, deve ancora arrivare. Ed il peggio , durante il periodo dell’Olocausto è di sicuro rappresentato dal campo di concentramento di Auschwitz. Alexandre è costretto a scontrarsi con l’Arbeit Macht Frei, in tutta la sua durezza.

Non è facile leggere testimonianze, seppur di personaggi non reali. La confusione iniziale che si trasforma in terrore appena ci si rende conto a cosa si andrà incontro, la paura a mano a meno che si realizza dove ci si trova e quanto sia labile, in un contesto del genere, il confine tra la vita e la morte, e una morte atroce. I soprusi subiti da migliaia di persone colpevoli nel credere in una religione differente da quella della razza ariana, della razza pura.

Il messaggio principale della storia è quello della speranza. L’augurio che, nonostante il buio vissuto da migliaia e migliaia di persone, almeno per alcuni ci sia stato un, seppur piccolo, spiraglio di luce. Così avviene per il nostro protagonista che, ben presto, si ritrova a condividere le tenebre con un gruppo di compagni.

40301 è il numero assegnato ad Alexandre, uno fra i mille e mille che smettono di essere umani per diventare una cifra, un numero, forza lavoro nei casi più fortunati. Privati di ogni diritto, ogni libertà, ogni forma di dignità. Ma è dall’arte che viene una piccola possibilità. È grazie alla musica che il giovane ottiene una piccola possibilità di salvezza. Non solo, è sempre grazie alla musica che riesce a provare sentimenti che sembrava impossibile provare in un contesto del genere.

Nella narrazione si nota tutta l’attenzione posta dai due autori sulla ricostruzione storica di quel periodo sia in Francia, all’inizio, che in Polonia, poi. i luoghi, le date, la vita all’interno dei campi di concentramento. Quel che fa sentire la sua mancanza è un approfondimento dell’intimità dei personaggi. Spesso infatti ad una narrazione, anche dettagliata, degli eventi e dei fatti, non fanno seguito sentimenti ed emozioni provati dai protagonisti che avrebbero reso la lettura ancora più coinvolgente.

Nonostante questo, Il mattino dopo è sicuramente una lettura interessante e trascinante. In un campo di concentramento non c’è niente di sicuro e tutto rimane sul filo dell’incertezza. E non rimangono estraniati, naturalmente, anche i personaggi su cui si sofferma il romanzo. Alcune vicende li toccheranno direttamente, creando così continuo coinvolgimento da parte del lettore. Riusciranno a salvarsi? È la domanda che ci si pone di continuo a cui non si riesce a dare, una risposta fino alla fine.

E Justin, inconsapevolmente, diventa il simbolo di quella, seppur piccola, luce di speranza in grado di riuscire a superare tutto il terrore, tutto il male, tutto il buio.
Il mattino dopo, diventa quindi una testimonianza, un documento in cui il dover ricordare tali atrocità diventa un obbligo morale, per tutti.

Gioia