Il pane sotto la neve di Vanessa Navicelli

Editore: CreateSpace Independent Publishing Platform
Categoria: Narrativa storica, saga familiare
Collana: Saga della Serenella
Lingua: italiano
Copertina: flessibile
Formato: 14 x 21.60 cm
Pagine: 254
Prezzo: € 9,99 (Acquistabile solo online, su Amazon)
Prima edizione: 24 Novembre 2017
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Il pane sotto la neve è un romanzo di narrativa popolare, ambientato “da qualche parte sulle colline dell’Emilia, al confine con la Lombardia, dove la provincia di Piacenza abbraccia la provincia di Pavia.”
È la saga di una famiglia contadina dai primi del ’900 fino alla primavera del 1945. Si racconta della prima guerra mondiale, della fatica del lavoro in campagna, delle figlie che crescono e si fidanzano. Dell’arrivo della seconda guerra mondiale, della Resistenza. E dei nipoti: chi parte soldato, chi diventa partigiano.
Un mondo e una felicità fatti di piccole grandi cose. Tra politica e apparizioni della Madonna, canzoni degli alpini e orgoglio partigiano, la musica di Verdi e le passeggiate lungo il Po, innamoramenti inattesi e le gare ciclistiche di Bartali e Coppi, le recite di Natale in parrocchia e un bicchiere di vino all’osteria.
Per ricordare le nostre radici. Chi siamo e quanto ci è costato arrivare fin qua. Un romanzo sulla famiglia e per tutta la famiglia. Un romanzo “trasversale”, che si rivolge sia agli adulti che ai ragazzi.
Una di quelle storie che si raccontavano una volta, attorno al fuoco, tutti assieme (bambini compresi). Qualcosa da condividere. Il linguaggio è semplice ed essenziale, come lo è la gente di cui si racconta.
Molte cose sono vere. Molte altre sono verosimili. Ci sono parti drammatiche e parti umoristiche. Come nella vita. Questo romanzo è il primo della Saga della Serenella.
La serenella (o lillà) è un fiore semplice e profumatissimo. È il mondo contadino, la famiglia, la
primavera dell’anima. È il simbolo di ciò che è buono e vero. Di un mondo pulito e
schietto.
Ma tutto questo lo potrete capire, veramente, solo leggendo le storie della gente nata là, sulle colline al confine tra Emilia e Lombardia, nella terra dove cresce la serenella.

Recensione

Il rapporto che “Il pane sotto la neve” crea con il lettore è, fin dalle prime pagine, molto intimo. O almeno, qiesta  stata la mia esperienza, del tutto personale. Addentrandomi tra le pagine del romanzo, più e più volte mi è tornata in mente mia nonna e, soprattutto, i racconti del suo passato, un passato fatto di povertà, di duro lavoro, dei soprusi dei padroni, della guerra ma anche di sorrisi in famiglia.
Il pane sotto la neve è infatti un romanzo ricco. È questo il primo aggettivo che mi viene in mente a lettura ultimata. È il primo volume di una saga familiare ambientata dai primi anni del Novecento fino a metà secolo, com’è facilmente intuibile, il riferimento è storico ed è alle due grandi guerre che hanno segnato l’Italia durante quel periodo.
 Ad aprire il romanzo l’incontro tra Battistino, Tino e Cesira, dal loro amore sbocceranno due figlie, Emma e Rosa e, con il tempo, seguiremo anche le loro vicende. Il romanzo è infatti ricco di personaggi, questo primo volume può essere considerato quasi di presentazione e si concentra soprattutto sui primi due, considerate le colonne portanti della famiglia.
La straordinarietà di Tino e Cesira risiede nella semplicità. La storia di Tino e Cesira è la storia di tutti noi, è la storia di una generazione che ci ha preceduto e che è stata ed è tuttora di grande ispirazione.
Tino e Cesira sono partiti dal nulla, dal  loro primo incontro al matrimonio, il passo non è stato poi tanto lungo, ma la magia dell’amore è stata subito accompagnata dalla fatica e dai sacrifici. Tino e Cesira lavorano come contadini per un padrone, questo significa che il loro ricavato è quasi nullo rispetto a quello che dovrebbero guadagnare in base alle loro fatiche. Il tutto si moltiplica con l’arrivo di Emma e Rosa ma i loro sorrisi e la loro energia sembrano quasi cancellare tutte le difficoltà della vita.
La loro tranquillità però, viene colpita prima dello spettro della guerra poi dall’arrivo incombente della prima guerra mondiale e la conseguente chiamata alle armi per Tino, per il quale sarà un’esperienza che, inevitabilmente, lo segnerà per il resto della vita.
Ogni personaggi viene ben caratterizzato e delineato, i due protagonisti in primis. Con il loro modo di essere, più amorevole Cesira e più taciturno Tino, gli elementi che li caratterizzano e li rendono particolari, la gamba di Cesira che ogni tanto torna a darle fastidio e la tosse di Tino quando si emoziona. Ma sarà così anche per gli altri personaggi, soprattutto Rosa ed Emma, il loro rapporto è così speciale grazie soprattutto alle diversità che, invece di allontanarle, le avvicinano molto.
Oltre a loro i personaggi secondari, le due famiglie delle due ragazze che, con il tempo si allargano, gli abitanti del piccolo paese, come ad esempio il prete ma anche i vari personaggi che, con il trascorrere del tempo e quindi con il susseguirsi degli avvenimenti storici, si aggiungono alle vicende narrate.
Molti punti risultano poco chiari, ci sono diversi salti temporali che sembrano far risultare la narrazione non del tutto completa ma, come ci assicura l’autrice all’inizio del romanzo, nei prossimi volumi della serie sapremo di più anche sugli altri personaggi.
Tornando alla ricchezza del romanzo non si può non fare riferimento ai sensazioni e ai sentimenti che si susseguono durante la lettura. La prima parte della narrazione è caratterizzata da un tono più ironico, quasi allegro. La tranquillità della quotidianità dei protagonisti si respira attraverso le pagine e, nella seconda, con l’arrivo delle guerre, il tono si fa meno allegro.
La scrittura dell’autrice è una scrittura pulita, senza troppi dettagli riesce ad andare al nocciolo della narrazione che risulta veritiera sia per la rappresentazione dei protagonisti, sia per le scelte narrative.
Famiglia, amore, fatica, politica, ma anche speranza, forza questi i temi centrali del romanzo, sviscerati grazie alla varietà dei protagonisti.
Il pane sotto la neve diventa quindi una testimonianza, come indica l’autrice stessa nella postfazione, il racconto si basa essenzialmente su dichiarazioni ed interviste a persone che hanno vissuto direttamente quegli anni. Ed è anche un insegnamento ed una fonte per ricordare e ricordarci dell’orribile pagina che ha vissuto il nostro Paese e non solo. Al di là della fazione politica, i personaggi riescono a convertirsi al valore della libertà, il prezzo per ottenerla è stato duro, faticoso e molte, troppe persone sono morte per raggiungerla ma questo, sempre più spesso, sembriamo dimenticarcene.

Gioia
L’autrice. Vanessa Navicelli è nata in provincia di Piacenza, ma da anni vive a Pavia.
È cresciuta coi film neorealisti italiani, con le commedie e i musical americani, coi cartoni animati
giapponesi, coi romanzi dell’Ottocento inglese e coi libri di Giovannino Guareschi. (Be’, sì… anche coi suoi genitori.) Nel 2012 con il suo romanzo “Il pane sotto la neve” è stata finalista della prima edizione del Premio Letterario “La Giara”, indetto dalla RAI. Scelta come vincitrice per l’Emilia Romagna. Ha vinto la sezione “Scritture per Ragazzi” dello Scriba Festival di Carlo Lucarelli e vari premi con la Scuola Holden di Alessandro Baricco. Il Premio Cesare Pavese per la poesia e il Premio
Giovannino Guareschi per racconti.
Ha una conoscenza discreta di Inglese, Piacentino, Pavese. Quando passa la banda musicale di paese, si commuove; sia che suoni Bella ciao, o La canzone del Piave, o La bella Gigogin.

Ha un enorme cane bianco e nero, Angelo (70 kg di puro affetto), che le vuol bene nonostante tutti i suoi difetti. Mica poco… Scrive romanzi per adulti e ragazzi; e storie per bambini. Quando scrive, cerca di tenere presente quattro cose: la semplicità, l’empatia, l’umorismo, la voglia vera di raccontare una storia.
Crede nella gentilezza. E nell’umorismo. (Forse è umoristico credere nella gentilezza…) Frank Capra diceva: “Con humour e affetto si favoriscono, a mio avviso, i buoni istinti. Sono un tonico per il mondo intero.” Lo sottoscrive. È convinta che dal bene nasce il bene. E le piace raccontarlo.
Ha pubblicato due libri per bambini. Nel 2014 “Un sottomarino in paese” (ebook e cartaceo, italiano e inglese), fiaba illustrata sul tema della pace.
Nel 2016 “Mina e il Guardalacrime” (solo cartaceo), che inaugura la collana delle Fiabe Bonbon.
È cresciuta con persone che, pur cercando di scherzarci su, nella loro giovinezza hanno
sperimentato cosa fosse la povertà vera. È cresciuta in un minuscolo paesino emiliano dove ancora oggi ben pochi anziani sanno cos’è il lillà, ma tutti sanno cos’è la serenella. E lei lo trova stupendo.

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Una risposta a “Il pane sotto la neve di Vanessa Navicelli”

  1. Non lo conoscevo, ma non sembra affatto male. Mi piacciono i libri che caratterizzano bene i personaggi, e che delineano in maniera approfondita emozioni e sensazioni.
    Volevo informarti che tra pochi giorni partirà sul mio blog un gruppo di lettura a tema natalizio. Se ti va di partecipare, o se vuoi avere maggiori informazioni, le puoi trovare qui.

    Spero ti faccia piacere essere dei nostri, perché più siamo, meglio è!

    A presto ^-^

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