La forma del silenzio di Stefano Corbetta

La forma del silenzio di Stefano Corbetta
Editore: Ponte Alle Grazie
Collana: Scrittori
Pagine: 240
Prezzo di copertina: 16€

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Non pensava alle parole, Leo le vedeva prima che nascessero. Non c’era suono che le rivelasse, non aveva mai ascoltato la voce della madre, non aveva mai sentito Anna chiamarlo per nome. Fin da piccolo aveva imparato a scrutare gli sguardi, decifrare i movimenti impercettibili del corpo, interpretare ogni piccolo segno che potesse nascondere un’intenzione. Funi a cui Leo cercava di aggrapparsi per non scivolare in un’altra forma di silenzio, quella più cupa e desolante dentro cui la sua solitudine sarebbe diventata insopportabile. Viveva dietro una parete di cristallo che lo teneva lontano dagli altri e teneva gli altri lontano da lui.

Entriamo con discrezione, ma siamo subito coinvolti, nella vita di Leo e della sua famiglia. Leo è nato sordo e con il tempo, crea il suo modo di comunicare con gli altri. Siamo nell’Italia degli anni ’60 e nelle scuole è vietato l’utilizzo della LIS, la lingua dei segni. Per questo motivo, quando Leo compie 6 anni, i suoi genitori decidono di iscriverlo in un istituto che accoglie bambini con le sue stesse difficoltà. Nel Settembre del 1964, Leo inizia a frequentare la prima elementare ma, quella che ci si aspettava essere la soluzione più adatta a lui, diventa fonte di malessere per il bambino. Infatti l’istituto non permette a Leo e agli altri, di esprimersi come vorrebbero e questo si traduce in lui con il non riuscire a comunicare con le persone che ha intorno, anche con coloro che fanno parte della sua famiglia.

I suoi disagi iniziano a manifestarsi durante i fine settimana in cui torna a casa. Fino a quando accade l’irreparabile. Una sera di Dicembre, Leo scompare, facendo perdere completamente le sue tracce.

Aveva lottato contro se stessa dal giorno in cui Leo era scomparso, aveva cercato di vincere il senso di colpa per non averlo saputo aiutare.

Tra coloro che soffrono e si sentono responsabili della sua scomparsa c’è Anna, sua sorella. Al momento della tragedia ha 14 anni, adesso la ritroviamo donna. Il rimorso l’ha accompagnata per tutto questo tempo e ha influito sulle sue scelte di vita. Ha studiato psicologia ed ha imparato la LIS. L’aver avuto 14 anni, il non aver compreso fino in fondo ciò che stava accadendo attorno a lei e fra i suoi genitori, l’ha tormentata per anni. In fondo, però, un piccolo lume di speranza, l’idea che il piccolo Leo sarebbe prima o poi tornato, non l’ha mai lasciata.

E questo lume sembra accrescersi con l’arrivo improvviso nel suo studio di Michele, un uomo misterioso che afferma di aver frequentato l’istituto insieme a Leo, di averlo visto la sera in cui è scomparso e di sapere chi lo ha portato con sé.

Il romanzo si tinge così di giallo, quello che Anna si trova a dover risolvere è un vero e proprio mistero: dov’è finito Leo? Chi è Michele? È tutto vero quello che dice? Ma etichettare il libro come una semplice indagine da portare avanti è molto riduttivo.

La mancanza di Leo si fa sentire fin da subito. Elsa e Vittori, i suoi genitori, affrontano la tragedia in modi diversi ma simili allo stesso tempo. È proprio nel raccontare le loro difficoltà che emerge il tema al centro di La forma del silenzio: la comunicazione.
Leo, pur non avendo i mezzi canonici, per riuscire a far connettere il suo mondo a quello al di fuori di lui, trova il modo di farlo. Anna, Elsa, Vittorio ma anche altri personaggi della storia, sono invece l’esempio che pur avendo tutte le facoltà, non sempre è facile e naturale riuscire a portare fuori timori, inquietudini, paure dall’interno.

Il bagaglio di sofferenze che porta Anna sulle sue spalle ha un peso non indifferente. Per non dare ulteriori possibili delusioni a sua madre e per sopperire, in qualche modo, alla mancanza del passato, decide di portare avanti la sua ricerca e la sue indagini da sola. Non sarà semplice. Gli anni trascorsi sono tanti, molti tasselli non possono essere ricostruiti ma soprattutto, dove tornare a fare i conti con il suo passato.

Anna si trova a rivivere il suo dolore e ripercorrere quello vissuto dalla sua famiglia. Non solo. Infatti dovrà far fronte a un turbinio di emozioni nate dalle situazioni che si troverà a vivere. La ricerca di Leo diventa anche una ricerca personale nell’animo di Anna. Per riuscire a trovare Leo, a scoprire la verità, dovrà mettersi completamente in gioco. Si sente persa, sola, nessuno è in grado di comprenderla perché lei per prima non sa come comunicare le sue inquietudini.

Il punto di vista principale della storia è quindi quello di Anna che assume il ruolo di protagonista delle vicende. Accanto alla sua, vengono alternate le prospettive di altri personaggi al centro della storia, dando così un’ampia visione della narrazione, senza mai risolvere completamente i nostri dubbi. Tutti questi elementi contribuiscono al coinvolgimento da parte del lettore dall’inizio alla fine.

Quello che colpisce, però, è la delicatezza che l’autore di La forma del silenzio, Stefano Corbetta, utilizza nel presentarci Leo, Anna e tutti i personaggi, nell’aprirci la porta della loro storia, nel raccontarci le loro anime, nel dare forma ai silenzi.

Grazie all’autore per l’opportunità!

Gioia

L’autore. Stefano Corbetta è nato a Milano nel 1970. Alla professione di arredatore di interni ha affiancato una lunga esperienza come batterista jazz, per approdare poi alla scrittura. Ha pubblicato due romanzi: Le coccinelle non hanno paura (Morellini, 2017) e Sonno bianco (Hacca, 2018). È stato incluso nell’antologia Lettere alla madre (Morellini) e nelle raccolte di racconti Polittico (Caffèorchidea) e Mosche contro vetro (Morellini). Il suo sito è www.stefanocorbetta.com