Marcovaldo. Ovvero le stagioni di città di Italo Calvino

Edizione: Oscar Mondadori Junior con illustrazioni di Sto
Anno: 2002
Pagine: 174
Sinossi. “Personaggio buffo e melanconico, Marcovaldo è il protagonista d’una serie di favole moderne” scrisse Italo Calvino, segnando, come in un suo bloc-notes, avvenimenti impercettibili nella vita di una grande città industriale, quali possono essere il passaggio di una nuvola carica di pioggia o l’arrivo mattutino di uno sbuffo di vento.
Recensione

Leggere Marcovaldo è stato un vero e proprio tuffo nel passato. Ricordo ancora i brani che lo riguardavano nelle antologie dei vari testi scolastici. Così, se qualche racconto si è rivelato una vera e propria scoperta, per altri è stato un rispolverare vecchi ricordi.

“Marcovaldo” è una raccolta di 20 racconti aventi per protagonista l’omonimo personaggio. I racconti sono indipendenti l’uno dall’altro ma legati, oltre da personaggi che si ritrovano, dalla scelta di averli ordinati a seconda della stagione in cui sono ambientati: Primavera, Estate, Autunno, Inverno. In un ciclo che si ripete, non a caso il sottotitolo dell’opera è “Ovvero le stagioni in città”.
In ogni racconto scopriamo un pezzetto in più della vita di Marcovaldo, delle persone che lo circondano, dei luoghi che frequenta. La qualità che più lo caratterizza è la semplicità. Quella di Marcovaldo è una vita umile, fatta di lavoro e di momenti trascorsi con la famiglia. E, un po’ come a tutti noi, ogni tanto capita di vivere delle situazioni un po’ più particolari del solito. Ciò che rende coinvolgente la lettura è il punto di inizio delle storie, si parte infatti da situazioni reali, concrete, quotidiane. E, ad entrare in gioco, nella maggior parte dei casi a metà storia, è la fantasia. Il reale che si incastra con il fantastico, le situazioni più ordinarie diventano qualcosa di straordinario che sfiora l’assurdo ed è proprio questo che rappresenta la parte comica del libro.
Il protagonista non ci viene presentato direttamente ma, è solo attraverso i vari racconti, quindi le varie situazioni che si trova a vivere, che scopriamo di più su di lui e sulla sua famiglia. Una famiglia di umili origini, quattro figli. Una famiglia che vive dello stipendio di Marcovaldo, in un piccolissimo appartamento. Collegato a questo, c’è un elemento che ricorre più e più volte nei racconti, quello del sogno.
I personaggi sognano di trovarsi in una condizione diversa, non per forza migliore, come se non si sentissero appartenenti a quella in cui vivono.

Punto di riferimento del libro è “la città” che diventa essa stessa protagonista delle storie.  Marcovaldo è un po’ un pesce fuor d’acqua, non si ritrova nei ritmi e nella novità della città..

Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c’era tafano sul dorso d’un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza.

Ricerca la natura, essendo ancora lontano dal cambiamento che la società, quella cittadina in primis sta vivendo. Le novelle vengono scritte tra gli anni 50 e 60 e sono delle vivide rappresentazioni dell’Italia di quegli anni, focalizzandosi soprattutto sulla parte della popolazione che mira con ammirazione mista ad un certo timore, le evoluzioni portate dal boom economico di quegli anni. La scelta di non citare mai la città in cui si trova rende le storie universali.

Con Marcovaldo, Calvino mette insieme una piccola raccolta di favole, utilizzando lo schema tipo di questo genere, il nostro protagonista viene messo alla prova ma non sempre c’è il lieto fine. Spesso è come se lasciasse dei finali aperti per dare spazio al lettore di poter concludere la storia.
Ai giochi di parole, alle situazioni buffe, alla comicità, l’autore unisce un filo di malinconia.
Ed è proprio grazie a questo insieme di sensazioni che, una volta incontrato, difficilmente riuscirete a dimenticarvi di Marcovaldo. Sia che voi siate piccoli lettori, sia più grandicelli!

Gioia