Sulle tracce di un sogno di Daniele Gouthier

Editore: Bookabook
Pagine: 236
Prezzo di copertina: 14€

Naseem ha una manciata d’anni, un gran male alla milza, il fiato grosso e la certezza di essersi perso per sempre tra le strade di Delhi. È un tardo pomeriggio di dicembre del 1997 e, mingherlino e affamato com’è, Naseem spera di aver evitato la polizia, l’arresto e le botte ma si rende conto che non tornerà più a casa. Naseem appoggia la schiena a un muro e, mentre la nostalgia lo assale, si lascia scivolare a terra, seduto, le ginocchia al petto e gli occhi fissi sul traffico, oltre una nebbia di lacrime. La prima da quando è cominciato tutto.”

Non ci sono parole migliori, se non l’inizio del romanzo, per introdurre il protagonista di “Sulle tracce di un sogno”.

L’ennesima furiosa lite con il padre fa fuggire Naseem lontano dalla sua casa, in una zona isolata dell’India. Naseem, incoraggiato da sua sorella, fugge talmente lontano e con il cuore all’impazzata da arrivare al punto di non ritorno. Dopo un periodo in un istituto, nel 1999 c’è il grande cambiamento: Savino e Anna, due infermieri di Firenze, arrivano in India per adottarlo. I due si dimostrano fin da subito amorevoli verso il ragazzo.
Prima di arrivare a Firenze, all’aeroporto di Francoforte, un incontro sarà decisivo per il loro rapporto. Manikant è un giovane ingegnere informatico, lavora al pc quando si accorge delle difficoltà della coppia nel comunicare con Nasee,, si avvicina a loro ma non immagina nemmeno l’importanza che avrà all’interno della “nuova” famiglia.

Per il piccolo Naseem le sofferenze non sono finite. Savino e Anna cercano di non fargli mancare nulla, prima di tutto l’affetto, ma sembra non essere abbastanza. Soprattutto crescendo, Naseem sembra sentirsi sempre più incompreso. A fargli compagnia ci sono solo i suoi ricordi che tiene stretti a se, come se fossero il tesoro più prezioso. Non riesce però a condividerli con nessuno, la sua paura è che condividendoli, li rovinerebbe deformandoli.

L’adolescenza è un periodo non semplice da vivere, quasi per tutti: i malesseri che abbiamo dentro possono sembrare insormontabili. Per Naseem tutto si amplifica al punto di arrivare a compiere gesti estremi, allontanandosi da chi non riesce a comprenderlo. Solo nel momento in cui Manikant entra in gioco, il ragazzo riuscirà, finalmente, a tirare fuori tutto quello che ha dentro e la soluzione è soltanto una: per andare avanti, a volte, bisogna tornare indietro.
Inizia così il viaggio più importante per Naseem, quello verso le sue radici. Per lui, per chi lo accompagna e anche, in un certo modo, per il lettore, inizia un viaggio alla scoperta di un paese, l’India, così diverso dal nostro per usi, costumi, tradizioni e paesaggi. Non è certo semplice, Naseem ha bisogno di tornare verso il suo passato, dall’altra ha paura di lasciare l’Italia e tutto quello che di bello ha trovato nella sua nuova vita.

Se quei due lo avessero capito, avrebbe anche potuto farlo, ogni tanto. Adesso, però, ne ha voglia. Tanta voglia. Deve abbracciarli. E se non tornasse? Se i genitori indiani lo trattenessero?

Nella prima parte ci vengono descritte le zone più periferiche, nella seconda veniamo accompagnati all’interno della città di Delhi. Ci rendiamo conto così di cosa sia stato per Naseem perdersi all’interno di quella grande metropoli.
I ricordi di Naseem sono solo dei punti di partenza: seppur tenuti stretti, infatti, sono lontani ed il viaggio si dimostra tutt’altro che facile, ricco di difficoltà e di tentativi che molto spesso non vanno a buon fine. Ma se per lui si tratta di un viaggio di riscoperta, per noi che leggiamo è una vera e propria esplorazione, riuscendo a coinvolgere tutti e 5 i sensi, siamo resi totalmente partecipi tappa dopo tappa. Però in un Paese così vasto per ambientazioni ed abitudini,
a volte si ha però la sensazione che tutto diventi un po’ confusionario e che la narrazione diventi un po’ frettolosa.

Naseem, aiutato dal contatto in prima persona, riesce a dare un senso ai suoi ricordi e, mano a mano, a renderli sempre più vividi e reali, per questo ci sentiamo coinvolti nella ricostruzione del puzzle che rappresenta il suo passato.

Le storie vere, tratte da fatti realmente accaduti partono, per chi si avvicina a loro, con una marcia in più. La storia di Naseem, in questo, non fa eccezione. In un Paese così vasto per ambientazioni ed abitudini. In grado di coinvolgerti fin dalle prime righe, avvolge il lettore da più punti di vista. Accende i riflettori sulle adozioni interculturali ed internazionali.

Lui preferisce parlare di adozioni interculturali, perché quando un bambino viene adottato da lontano porta con sé la cultura in cui è nato e si scontra con quella della famiglia di cui è chiamato a far parte.

Naseem, con l’aiuto di Manikant, riesce a creare un grande ponte tra due culture, due Paesi, due famiglie estremamente diversi tra loro dimostrando però che l’amore verso le origini, le idee, i sogni e verso l’altro non conosce barriere e confini e se siamo disposti ad aprirci non ci potranno essere fraintendimenti, parlando con lo stesso linguaggio.

Naseem però siamo un po’ tutti noi, capita di sentirsi persi, non essere compresi. La vita, a volte, può essere dura e ci lascia chiudere a ricci, lasciando fuori anche chi è disposto ad ascoltarci e aiutarci. Spesso neanche ci accorgiamo di essere più impauriti da noi stessi e da quello che è il nostro volere, i nostri sogni.
E per questo Naseem e la sua storia sono un esempio e il suo viaggio una testimonianza nel vedere realizzati i propri sogni.

Gioia

Daniele Gouthier, matematico e formatore di insegnanti, è nato a Torino nel 1969. Vive in Friuli-Venezia Giulia dove insegna comunicazione della matematica e della fisica alla Sissa ed è editore con Scienza Express.
Ha pubblicato i saggi: Scrivere di scienza, Matematica per giovani menti, Dar la caccia ai numeri, Il solito Albert e la piccola Dolly, Le parole di Einstein; e il libro di testo Il bello della matematica. È padre di quattro figli, due dei quali adottati in India.