I Cento Passi – in memoria di Peppino Impastato

Peppino Impastato
Peppino Impastato

Il 9 maggio 1978 è una data che l’Italia non dimenticherà mai. Quel giorno, dopo 55 giorni di prigionia, a Roma, in via Caetani, viene ritrovato il corpo di Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana.

Lo stesso giorno, a Cinisi, un piccolo paese in provincia di Palermo, un altro brutale assassinio, quello di Peppino Impastato per mano della mafia.

Anni fa, ascoltai per caso “I Cento Passi” dei Modena City Ramblers. Ed è proprio grazie a questa canzone, che vengo a conoscenza di Peppino Impastato.

La canzone è omonima al film del 2000, dedicato al giovane Peppino, per la regia di Marco Tullio Giordana.

Titolo: I Cento Passi
Regia: Marco Tullio Giordana
Durata: 114 minuti
Genere: biografico, drammatico

I “cento passi”, non rappresentano una metafora ma è la distanza effettiva che divideva casa di Peppino da quella di Tano Badalamenti, boss mafioso di Cinisi. E Peppino la mafia la conosceva bene.

Giuseppe Impastato, detto Peppino, nasce a Cinisi nel 1948, in una famiglia mafiosa. Il padre Luigi, è un mafioso, suo zio, Cesare Manzella, è un capomafia del paese e poi c’è Gaetano Badalamenti, Don Tano, amico di famiglia.
Nel 1963 proprio suo zio Cesare è vittima di un attentato mafioso, ucciso nell’esplosione della sua auto. Peppino è poco più che bambino, ma ha già lo sguardo curioso ed intelligente che va oltre, non si vuole fermare al silenzio che regna in famiglia. Capisce che c’è qualcosa in più, non può essere solo un incidente. Grazie proprio a suo zio, incontra il pittore comunista Stefano Venuti, il quale sarà fondamentale nella sua formazione etica e culturale. Peppino cresce e lo sguardo curioso si trasforma in sguardo ribelle e coraggioso. A soli 20 anni è in prima fila nelle lotte sociali accanto ai contadini che venivano espropriati dai terreni per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Punta Raisi ed è proprio durante questo periodo di lotte che fa l’incontro con diversi giovani di Cinisi che, come lui, vogliono liberarsi del sistema di potere della mafia. Per mettere nero su bianco le loro idee fondano il giornale L’idea socialista. Il rapporto con il padre, comincia a logorarsi, è contrario a tutte le sue idee ed è diviso a metà tra l’amore del figlio e la pressione dei suoi “amici mafiosi”.

Ma Peppino non ci sta, alza ancora la voce e nel 1976 fonda Radio Aut, grazie alla quale ha la possibilità di denunciare i misfatti che accadono nella sua terra. Lui e i suoi compagni non hanno paura e fanno nomi e cognomi. E puntano in alto, Peppino se la prende con il boss don Tano, soprannominato da lui stesso “Tano seduto”. Il suo impegno per il sociale continua e nel 1978 si candida alle elezioni comunali con Democrazia Proletaria, con la quale ha intenzione di continuare con la sua attività. Ma la notte tra l’8 e il 9 maggio dello stesso anno, Peppino muore in un terribile attentato mafioso. Le indagini poco chiare, i vari depistaggi, hanno fatto sì che la più accreditata causa di morte fosse il suicidio, l’altra ipotesi? Peppino venne accusato di terrorismo e la bomba che lo dilaniò, la stava posizionando lui per un attentato ad un treno di operai e lavoratori. Solo nel 2002, dopo una lunghissima inchiesta, Gaetano Badalamenti è riconosciuto come mandante dell’omicidio e condannato all’ergastolo.
La mafia è una montagna di merda“. Così scriveva Peppino Impastato. A differenza dei suoi concittadini lui non aveva paura di dirlo, lui anzi lo voleva urlare. A Peppino non importava che suo padre fosse un mafioso. Ha continuato, comunque, a ribadire le sue idee. La libertà, la giustizia, la dura lotta alla mafia, il riscatto degli operai e dei contadini, questi gli ideali del giovane siciliano.
Marco Tullio Giordano sceglie Peppino Impastato per  rappresentare la voglia di ribellarsi e di combattere un sistema che ha oppresso e continua ad opprimere.
Il film è stato definito da molti critici come un film di propaganda. Peppino era una persona di sinistra, molte sono infatti le scene in cui si vedono simboli della sinistra del tempo. Prima fra tutti, la scena finale, in cui, durante il funerale di Peppino, si ritrovano tutti con il pugno alzato. Io credo che se si decide di rappresentare una personalità così forte, è inevitabile parlare anche del suo credo politico. La politica, l’attività per il sociale di Peppino erano parte integrante della sua vita. Ed ecco che i pugni alzati alla fine quasi non sono più simboli politici, ma rappresentano la voglia di non mollare, di tenere duro, di continuare l’opera che aveva iniziato Peppino. Dopo anni di silenzi, di omertà, finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di metterci la faccia e di denunciare le ingiustizie che Cinisi e la Sicilia subiscono da ormai troppo tempo. Ma Cinisi ancora non è pronta e al funerale di Peppino ci sono solo gli amici più stretti, il fratello e la cognata, pochissimi parenti e una grande onda di compagni e compagne arrivati da tutta la Sicilia, ma non i suoi concittadini.

L’interpretazione di Luigi Lo Cascio nei panni di Peppino è straordinaria. Ogni sguardo, ogni parola sussurrata o gridata che sia, dimostra la determinazione, il coraggio e la grande voglia di cambiare le cose, che aveva Peppino.

La colonna sonora, i costumi impeccabili, le ambientazioni, la fotografia, le immagini originali del periodo, ci catapultano nell’atmosfera tipica degli anni ’60/’70. E grazie a questi elementi e all’interpretazione di ogni singolo attore veniamo completamente coinvolti dalla narrazione dei fatti.
I Cento passi è un film semplice, senza grandi pretese, ma è proprio grazie a questo che le idee di Peppino sono state riportate alla luce e ha dato la possibilità di scoprire la vita, la storia ed il sacrificio di questo ragazzo, ucciso a soli 30 anni perché aveva il coraggio di difendere il proprio pensiero.
A 37 anni dalla scomparsa Peppino vive grazie alle sue idee.
I suoi ideali di libertà e di giustizia non possono che renderlo un eroe, dal quale tutti dovremmo prendere esempio e fare nostra anche solo un pizzico della sua voglia di cambiare le cose.
Impariamo ad aprire gli occhi, a parlare e a non fare finta di non ascoltare, non giriamoci dall’altra parte, denunciamo anche solo la più piccola ingiustizia e non diamoci per vinti.
Combattiamo le iniquità, le prepotenze e le illegalità con la cultura.

Gioia

Una risposta a “I Cento Passi – in memoria di Peppino Impastato”

  1. I CENTO PASSI è uno di quei film fatti bene (w il cinema italiano, soprattutto quando sforna questi film) che merita di essere visto.

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