Quel che resta del giorno di kazuo Ishiguro

Quel che resta del giorno è stato il primo libro letto, proposto dal gruppo di lettura LiberTiamo a cui, proprio dal mese di Gennaio ho deciso di iscrivermi, incuriosita dal genere di libri che nei mesi scorsi sono stati scelti.


Titolo originale: The remains of the day
Anno di pubblicazione: 1989
Edizione: Einaudi, 2006
Pagine: 271

La prima settimana di libertà dell’irreprensibile maggiordomo inglese Stevens diventa occasione per ripensare la propria vita spesa al servizio di un gentiluomo moralmente discutibile. Stevens ha attraversato l’esistenza spinto da un unico ideale: quello di rispettare una certa tradizione e di difenderla a dispetto degli altri e del tempo. Ma il viaggio in automobile verso la Cornovaglia lo costringe ben presto a rivedere il suo passato, cosi tra dubbi e ricordi dolorosi egli si accorge dì aver vissuto come un soldato nell’adempimento di un dovere astratto senza mai riuscire ad essere se stesso. Si può cambiare improvvisamente vita e ricominciare daccapo?
Recensione
Questo non è stato, per me, il primo incontro con Ishiguro, premio Nobel per la letteratura 2017, avvenuto qualche anno fa con il celebre Non lasciarmi, uno dei miei primi distopici. La sua scrittura mi aveva già particolarmente affascinata, questa volta c’è stato un vero e proprio innamoramento, non un colpo di fulmine, bensì una consapevolezza graduale, un rapporto iniziato non benissimo ma terminato nel migliore dei modi.

Stevens è un maggiordomo e lavora a Darlington Hall per l’americano Farraday, per varie vicissitudini si trova a dover fare un viaggio per la campagna inglese, con l’intento di incontrare miss Kenton, una governante che aveva lavorato a Darlington in passato, per cercare di convincerla a tornare.

Non ci sarebbe niente di particolare se non per il fatto che questa è la prima occasione per Stevens per allontanarsi dalla magione.


Il viaggio del maggiordomo è sicuramente un viaggio di scoperta e giorno dopo giorno si fanno spazio in lui i ricordi. Attraverso i numerosi flashback, sotto forma di diario, ripercorriamo i momenti salienti della sua vita e se da una parte il lettore conosce un po’ di più il protagonista, episodio dopo episodio, Stevens ha l’opportunità di fare un quadro completo della sua intera esistenza.
Il libro rappresenta anche un modo diverso per raccontare l’ascesa al potere del nazismo, Darlinghton Hall ha ospitato anche personalità rilevanti del regime, assistiamo a questi incontri e al cambiamento del padrone di casa che attraverso gli occhi del maggiordomo, talvolta diventa decisamente ironico!

È quindi un percorso da cui Stevens ne trarrà profonde riflessioni. Ogni personaggio che incontra, ogni situazione che vive porta con sé qualcosa di nuovo, di diverso rispetto alla sua quotidianità.
La grande particolarità per cui viene ricordato il protagonista è infatti l’estrema dedizione al suo lavoro e la fedeltà assoluta verso il suo datore di lavoro, prima con Lord Darlington, poi con Farraday. Il perfetto maggiordomo, è questo che ha cercato di essere sempre, prendendo come modello coloro che erano considerati dalla società vicini alla perfezione e la sensazione che si ha è proprio questa, avendo sacrificato tutta la sua vita a discapito di tutto, talvolta non vedendo o facendo finta di non vedere ciò che succedeva a chi gli stava attorno.

“Vi è una situazione ed una soltanto nella quale un maggiordomo che abbia a cuore la propira dignità può sentirsi libero di sgravarsi del proprio ruolo, e cioè quando sia completamente solo.” 

E di questo ne è estremamente convinto visto che neanche con gli incontri serali con Miss Kenton che, giorno dopo giorno, diventano quotidiani, pur dimostrando un po’ più di scioltezza non si riesce ad aprire completamente..
La ricerca di Miss Kenton nel suo viaggio, diventa quindi una metafora, una riflessione interiore su tutto il suo cammino, sulla sua vita, sulle scelte che ha preso e su quello che avrebbe potuto essere e non è stato.
Il tutto contornato da umorismo inglese, più marcato all’inizio, pur rimanendo sempre molto latente, che si va assottigliando verso la fine, quando i toni si fanno diversi.
Se infatti nella prima parte c’è la curiosità data dalla novità e della scoperta, verso la fine si fa spazio alla malinconia, alla nostalgia, se si sceglie una vita così diventa poi inevitabile interrogarsi quando, forse, è ormai troppo tardi per cambiare rotta.
Ed è proprio in quest’ultima parte che tutta la poetica di Ishiguro sboccia, dimostrando tutta la delicatezza dei sentimenti e l’intimità dei pensieri del protagonista. 

“E forse allora vi è del buono nel consiglio secondo il quale io dovrei smettere di ripensare tanto al passato, dovrei assumere un punto di vista più positivo e cercare di trarre il meglio da quel che rimane della mia giornata. Dopotutto che cosa mai c’è da guadagnare nel guardarsi continuamente alle spalle e a prendercela con noi stessi se le nostre vite non sono state proprio quelle che avremmo desiderato'”

 

Decisamente commovente ed emozionante. Ishiguro costruisce il personaggio in sei giornate e solo all’ultima abbiamo una sua visione completa. Quindi, nonostante la lentezza della lettura della parte iniziale che rispecchia tutta la meticolosità che Stevens utilizza verso le sue mansioni, pagina dopo pagina sale anche il coinvolgimento del lettore che raggiunge il culmine nel finale.
Un aspetto a cui ho prestato particolarmente attenzione è stato l’aspetto esteriore del protagonista. Come vedrete dalla foto, la mia edizione è con Anthony Hopkins (e Emma Thompson) in copertina. È lui infatti ad aver interpretato Stevens nel film del 1993. Avrei voluto vederlo prima di parlarvi del libro ma rischiavo di rimandare la recensione a non so quando. All’inizio sono stata molto condizionata dall’aspetto di Hopkins ma più leggevo il libro più l’immagine del pratagonista che si creava nella mia mente era diversa, un po’ un misto tra Mr Carson e Mr Molesley di Downton Abbey, d’altronde quando si fa riferimento alla servitù delle magioni inglesi, è quasi impossibile non fare riferimento a questa serie tv.
Spero di vederlo e parlarvene presto, sono molto più che curiosa di vedere se le impressioni che ho avuto siano fondate o meno. 
Voi avete letto il libro o visto il film??

Una risposta a “Quel che resta del giorno di kazuo Ishiguro”

  1. Ciao Gioia ❤
    Ho letto anche io Non lasciarmi qualche anno fa, ma voglio rileggerlo per rispolverarne il ricordo. Ti consiglio il film, a mio parere molto bello!
    Sono curiosa di leggere Quel che resta del giorno, sarà una delle mie letture dell'anno.

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