Breaking Bad

Quando ho un appuntamento, cerco sempre di arrivare in orario anche se, puntualmente quei 10 minuti di ritardo ci sono sempre. Qui la situazione è andata ben oltre i 10 minuti dato che sono in ritardo di ben 9 anni! Breaking Bad è infatti andato in onda per la prima volta dal 2008 al 2013. E perché ho rimandato così tanto la visione di questo telefilm? Me lo sto chiedendo anche io! Ma se mi dovessi dare una risposta, direi che l’elemento che più mi frenava erano gli argomenti attorno a cui ruota la vicenda: l’accoppiata “malattia + droga”, non mi faceva impazzire.
Così ho rimandato, rimandato e rimandato ancora fino a che Netflix lo ha inserito nel proprio catalogo. Senza pensarci poi tanto, mi sono sparata tutta la prima stagione ed un paio di episodi della seconda, poi per varie ragioni, l’ho abbandonato. A Marzo, l’influenza mi ha costretta a rimanere a letto per un paio di giorni, così cercando qualcosa che mi tenesse compagnia, Mr. Netflix mi ha ricordato di continuare a guardare la serie. Da quel momento non l’ho più abbandonata, arrivando alla fine della quinta ed ultima stagione.
Questa non è una recensione: una serie tv che ha vinto un numero spropositato di premi non ha certo bisogno del mio parere, ma penso che potrebbe magari essere d’aiuto a chi, come me prima di vederla, abbia qualche dubbio su iniziarla o meno. Ovviamente il mio consiglio è iniziatela subito!
Ecco, voglio partire proprio dall’inizio. (E da dove sennò?!) I pareri che di solito ascoltavo/leggevo erano quasi tutti concordi con il ritenere le prime due stagioni lente. Io non sono certo una voce fuori dal coro e dico che sì, le prime due stagioni sono più lente rispetto alle altre ma non per questo peggiori o meno necessarie. Anzi. Breaking Bad non è una serie lenta, ma è una serie che si prende il suo tempo. Nelle prime stagioni ci vengono presentati i protagonisti: impariamo a prendere conoscenza, episodio dopo episodio, dei personaggi cardine della storia. E le ultime stagioni risultano così coinvolgenti proprio grazie alle prime che ci permettono di instaurare un particolare rapporto con i protagonisti.
La trama di Breaking bad è una delle più semplici: ad un professore di chimica viene diagnosticato un cancro terminale ai polmoni. Pensando al futuro della sua famiglia decide di impiegare il tempo che gli rimane sfruttando le sue conoscenze producendo metanfetamina.
Prima di scrivere questo post parlavo con mia sorella, che lo ha appena iniziato a vedere (almeno una persona dubbiosa sono riuscita a convincerla!) e mi ha detto “Beh, tu me la spieghi così e che c’è di bello?”

Eh…che c’è di bello?! C’è di bello che quanti professori di chimica, dopo aver ricevuto una terribile notizia come succede a Walter White (Brian Cranston), si metterebbero a produrre metanfetamina? Non a venderla, ma a produrla?! La famiglia White è una famiglia normalissima, con i suoi problemi, un po’ come tutti. Skyler (Anna Gunn) è attualmente senza lavoro, incinta, e il primogenito, Walter Junior (RJ Mitte), adolescente, è affetto da paresi cerebrale. Sì, non vivono un periodo particolarmente fortunato ma molte altre persone avrebbero reagito diversamente. Insomma, se pensiamo ai “modi per fare tanti soldi facilmente” produrre droga non è il primo della lista, sicuramente non il più comune. Ed è questa la particolarità del protagonista della serie, per lui è tutta una questione di orgoglio e soprattutto di mantenere la dignità che, può sembrare un controsenso, ma tutto deriva, come avremo poi modo di scoprire nel corso delle stagioni, da alcune scelte fatte nel passato. Inoltre, la serie è ambientata ad Albuquerque che, per quanto di bizzarra e buffa pronuncia, si tratta pur sempre di una piccola città del Nuovo Messico, rispetto alle altre grandi metropoli americane.

Giusto per completare il quadretto famigliare ci sono Marie (Betsy Brandt) sorella di Skyler, e Hank (Dean Norris), suo marito che (e questo è uno degli elementi che aggiungono più pepe nella storia), è un agente della DEA, un agente cioè dell’antidroga, sarà proprio lui a dargli l’idea iniziale!
Walter White dimostrerà di essere una persona che non si accontenta ed è facilmente intuibile in che guai si caccerà.

La personalità del protagonista, un po’ come tutte quelle dei personaggi principali, subirà dei cambiamenti. Ma per Walter la questione è molto diversa rispetto agli altri.

Incredibile ma vero, le due immagini rappresentano la stessa persona, lo stesso personaggio. La sensazione che si ha durante la visione della serie è quella di un cambiamento da parte del protagonista. Con una visione globale però si comprende che non si tratta di un Walter White iniziale diverso rispetto a quello che si vede alla fine, in lui c’è stata infatti un’evoluzione. Alcuni aspetti del suo carattere riescono ad emergere e, come poi lui stesso dirà, è solo in alcune particolari sensazioni, e non parla certo di quando insegna agli studenti o lavora all’autolavaggio, che si sentirà veramente se stesso.
Il punto di forza della serie sono senza ombra di dubbio i personaggi. Una delle caratteristiche che ho particolarmente apprezzato è la cura con cui vengono delineati i caratteri di ogni personaggio, siano essi principali, secondari o anche comparse. La serie comprende 5 stagioni in cui succedono cose, molte cose, i personaggi sono molti, non tantissimi, ma certo un numero considerevole. In molti casi le serie tv sono un po’ tutte alla Beautiful, nomi che passano a caso e che, una volta terminata la serie, nemmeno ci ricordiamo. In questo caso però tutti gli attori che entrano in scena vengono resi memorabili.

Giusto per citarne alcuni: Gus Fring, vale la pena vedere la serie anche solo per il finale di stagione che lo riguarda, Saul Goodman, lo strampalato avvocato a cui è dedicata la serie spin-off Better Call Saul che ho, ovviamente, intenzione di vedere), Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks) che è tra i miei preferiti, i gemelli Salamanca, Hector Salamanca (Mark Margolis) e Tuco Salamanca (Raymond Cruz), con queste facce già si può intuire che ne combinano delle belle, Jane Margolis (Krysten Ritter), Steven Gomez (Steven Michael Quezada), Lydia Rodarte-Quayle (Laura Fraser), Todd (Jesse Plemons), non fatevi ingannare dalla faccia da bambolotto!
In Breaking Bad ogni cosa ha la sua importanza e la sua rilevanza. Anche una pizza o una mosca diventano memorabili. Basta pensare che sulla seconda è stato basato un intero episodio! Puntata apparentemente lenta ed inutile ma che ci svela molte cose sul protagonista. La meticolosità con cui affronta ogni situazione ed ogni problema inizia a vacillare. Una mosca mette in pericolo le partite di metanfetamina e così questo piccolo insetto rappresenta tutti gli imprevisti che d’ora in poi accompagneranno il piano “ben” studiato da Walter White e che lo metteranno costantemente alla prova.
Ovviamente non mi sono dimenticata del co-protagonista, il mio personaggio preferito: Jesse Pinkman (Aaron Paul). Jesse è un ex studente del professor White e viene inizialmente incastrato da lui per aiutarlo, non tanto a cucinare la droga, quanto a metterla sul mercato, dato che è già in questo mondo, essendo un tossicodipendente. La famiglia lo allontana e rimane praticamente solo. Ancora prima di iniziare la serie avevo letto che il suo personaggio sarebbe dovuto uscire di scena alla prima stagione ma già dalle prime puntate si capisce il potenziale di questo personaggio e lo sbaglio atroce che i produttori avrebbero commesso eliminandolo. Jesse ha una personalità complessa, resa tale anche e soprattutto dal particolare rapporto che instaura con il signor White. Per Walter, Jesse diventa un terzo figlio, anche se lo dimostra sempre a modo suo, anche per Jesse, inizialmente, Walter diventa quasi una figura di riferimento fino a quando si rende conto di essere una delle tante vittime del suo ex professore. L’interpretazione di Paul è eccellente, riesce a dare al personaggio una grande profondità. Jesse commette un errore dietro l’altro ed è l’unico che paga per tutto questo. Il suo rapporto con i genitori lo colpisce, anche se non sembra o, meglio lo nasconde. Il suo punto “debole” se così si può definire, sono i bambini e chi lo sa ed è a conoscenza di questo, lo sfrutterà per compiacere i propri interessi.
Breaking Bad è una serie fatta di emozioni. dalla prima all’ultima puntata si ride, ci si commuove, ma si sta soprattutto col fiato sospeso. Le angosce, le paure, i momenti di tensione dei personaggi diventano le stesse per lo spettatore, completamente coinvolto nelle vicende.
Il regista riesce a giocare con le sensazioni di chi guarda, a partire dal protagonista. Walter White non è un eroe, tutt’altro. Ma grazie al modo in cui ci viene presentato non possiamo odiarlo, anche se dire che ne combina di tutti i colori, è fargli un complimento.
Il finale mi è piaciuto? Sì. Anche se non mi riesco ad immaginare un altro finale. Era l’unico possibile e l’unico coerente. L’unico in perfetto stile Heisenberg.
Chi è Heisenberg? Per scoprirlo dovrete iniziare la serie!!
A voi è piaciuta? O, avete intenzione di vederla? Qual è, secondo voi, una serie tv che si avvicina (o che supera), a livello di qualità a Breaking Bad?
Gioia

8 Risposte a “Breaking Bad”

  1. Anche io l'ho vista in ritardo rispetto a tutti, credo di averla vista due o tre anni fa.
    Conoscevo la sua fama, avevo visto en passant un episodio delle seconda stagione su Rai 4 e non ho capito il suo fascino. Ma tutti gridavano al capolavoro e così mi sono decisa ad iniziarla alla prima occasione e ho avuto la fortuna di riuscire a farmi un'intera maratona televisiva – con le prime tre stagioni sull'allora DeejayTV e le ultime due su Rai 4. Risultato? L'ho amata così tanto che come te mi sono chiesta perché diamine non l'avessi guardata prima e per il Natale successivo mi sono regalata il cofanetto dell'intera serie.
    L'episodio della mosca è geniale, ma ricordo ancora bene quello del furto al treno – splendido.
    E Jesse… oh, Jesse! ♥

  2. Ciao Gioia
    Breaking Bad è una delle migliori serie degli ultimi anni. Mi ha fatto ridere, piangere, disperare… come si fa a non apprezzarla? 😉

  3. Anche io l'ho guardata in ritardo, perché l'ho vista l'anno scorso e devo ringraziare il mio fidanzato per avermi quasi obbligata a vederla. Si tratta di una serie meravigliosa, fatta benissimo, per non parlare dei personaggi poi! Ormai Jesse era diventato come un fratello maggiore, tanto che nei suoi momenti di depressione, soffrivo insieme a lui. Penso che non realizzeranno mai una serie più bella di questa!

    1. Lo credo anche io Annamaria, riuscire ad arrivare ad un livello tale è veramente difficile. Storia semplice e complessa allo stesso tempo ma che non confonde mai e personaggi indimenticabili, la cui personalità è curata nel minimo dettaglio, merito sicuramente delle interpretazioni degli attori. Vorrei vedere lo spin-off, "Better Caul Soul", ma già so che rimarrò delusa. Ovviamente non stiamo parlando della serie originale ma avendo la stessa produzione dietro, parto con delle aspettative forse un po' alte, anche se mi è stata consigliata e i pareri sono tutti positivi!

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