Tu l’hai detto di Connie Palmen

Traduzione: Claudia Cozzi e Claudia Di Palermo
Editore: Iperborea
Prima edizione: Aprile 2018
Pagine: 256
Prezzo di copertina: € 17,00

Sinossi.
Ted Hughes e Sylvia Plath, la coppia «maledetta» della letteratura moderna, segnata dal suicidio di Sylvia a soli trentanni nel 1963, ha ispirato ogni sorta di speculazioni e mitizzazioni sulla fragile martire e il suo brutale carnefice. In questo romanzo Connie Palmen dà voce a Ted Hughes e fa raccontare a lui – il poeta, il marito, l’uomo che non può smettere di interrogarsi sulle proprie colpe ma che ha sempre mantenuto un religioso silenzio sulla moglie perduta – la sua verità. Una confessione intima, un incalzante viaggio emotivo che ci risucchia nella spirale di un amore tragico fra due scrittori uniti nel sacro fuoco dell’arte: dal primo folgorante incontro che sembra proiettarli in una sfera magica e rivelarli predestinati uno all’altra, al tempestivo matrimonio, il lungo viaggio nella natura americana, la mondanità letteraria di Londra e l’arrivo dei figli, la brillante carriera di lui e la lotta incessante di lei contro i propri demoni. Sylvia, l’irresistibile enfant prodige delle lettere americane, acuta, passionale, ma in realtà una bambina con l’anima di vetro che chiede aiuto, piena di incubi e paure, capace di vivere solo di assoluti, ossessionata dalle aspettative nei suoi confronti fino a includere anche la maternità nella sua ansia di successo, vittima di una mitologia personale che le impone il sacrificio sull’altare della poesia, il martirio come destino, liberazione e rinascita. Ted, l’intellettuale europeo affascinato dai reami dell’inconscio, che in lei trova una musa e una compagna di vita, che a lei dà tutto se stesso per cercare di salvarla dal suo lato oscuro, ritrovandosi intrappolato in un legame di mutua dipendenza sempre più viscerale, esigente, predatorio, e scoprendosi incapace di starle accanto.

L’amore che lega Ted a Sylvia è, fin dal primo momento, travolgente, estremamente coinvolgente ed avvolgente. Fin dal loro primo incontro si crea tra loro un legame inscindibile. I tormenti di Sylvia sono anche i tormenti di Ted, le paure di Sylvia diventano anche le paure di Ted, la vita di Sylvia è la vita di Ted, la morte di Sylvia è la morte di Ted.
Potete leggere la recensione completa (opera di Gioia) QUI.

Piccole dosi.
Ecco alcune delle citazioni che più mi hanno colpito di questa lettura.

“Di una donna che invece di baciarti ti morde avrei dovuto capire che per lei amare qualcuno equivaleva a combatterlo. […] Chi inizia così un amore sa che vi si cela un cuore di violenza e distruzione. Finché non sopraggiunge la morte. Uno di noi era spacciato fin dall’inizio.”

“Lei era un’ampolla piena di veleno.”

“Se il giorno del nostro incontro avessi ascoltato ciò che gli astri non mi sussurravano bensì urlavano a gran voce, quella sera mi sarei chiuso in camera mia, non sarei andato alla presentazione del primo – nonché ultimo – numero della nostra rivista di poesia e non l’avrei mai conosciuta, o forse solo in un altro momento, quando nelle stelle non era scritto che quel giorno mi aspettava un incontro disastroso, una collisione esplosiva di energia astrale che mi avrebbe cambiato la vita per sempre.”

“Prima di rendercene conto iniziammo a scambiarci battute citando i nostri alessandrini preferiti, lei nel ruolo di Fedra la folle suicida, io in quello di Ippolito ingiustamente accusato – presagio già allora di una funesta assegnazione di ruoli.”

“Avrei potuto congedarmi lì, fuggire da questa storia, dal suo autore, dal leitmotiv del mio personaggio, dare ascolto alla voce che mi metteva in guardia dalle inevitabili conseguenze, indotte dalla logica dell’intrigo, e invece venni risucchiato ancora più a fondo, attirato dal pericolo, irresistibilmente sedotto dal canto delle sirene.”

“[…] aveva smesso di amare la vita quando le era sembrato che la sua immaginazione fosse morta, temeva di non poter più mettere una riga su carta.”

“Come qualsiasi comune mortale malediceva i lunedì per la loro tirannica idea di speranza e nuove possibilità.”

“[…] a posteriori lessi i suoi diari.
Non ho mai potuto spiegare a nessuno quanto sia stato sconvolgente.
In centinaia di pagine fitte, dove le ghirlande della grafia mi rivelavano il suo stato d’animo del momento, mi ritrovai a volte irriconoscibile, prigioniero di una prospettiva distorta, incompreso, le mie azioni erroneamente interpretate, e di nuovo la incontrai, spoglia di qualunque travestimento, afflitta, risentita, diffidente e sfrontata.”

“Quanto più lei si attirava il disprezzo di tutti, tanto più sentivo il bisogno di proteggerla da un mondo ostile, e tanto più forte cresceva in me la convinzione di essere l’unico a conoscerla realmente. Solo io sapevo quale croce portasse, e che il nemico più pericoloso non stava in agguato dietro i muri delle loro case, ma era lei a covarlo come una serpe in seno.”

“Chi vuole creare deve morire decine di volte nella vita. […] Non esiste rinascita senza prima la morte. La letteratura ama la distruzione quale condizione per rendere possibile una nuova vita.”

“Forse all’epoca non mi rendevo conto di tutto questo, lo capii solo dopo aver letto i suoi diari ed essermi imbattuto ogni volta in quel groviglio di amore e rabbia, sottomissione e lotta, nella gioia spensierata che provava a mettere tutto in gioco, nel bisogno di sentirsi il fiato della morte sul collo per poter vivere.”

“Per un poeta l’inconscio è un deposito di conoscenza, deformata artisticamente da un’iconografia antica, alla quale deve abituarsi e che deve avere il coraggio di decifrare, poiché contiene una verità che lo riguarda e che non può manifestarsi se non in forma ermetica.”

“E io ero convinto che il più grande atto d’amore sarebbe stato liberarla, come un cavaliere della tavola rotonda, dalle segrete di un animo oscuro, condurla fuori e porgerle il sacro graal dell’immaginazione libera.”

“L’originalità di uno scrittore si riconosce dal coraggio con cui ha osato lanciarsi nell’abisso, e da quanto questo è profondo.”

“Eravamo felici, ma la nostra felicità era avvolta da un velo che prima non c’era, qualcosa di nebuloso per cui distinguevamo dell’altro solo un vago contorno, e tutti i nostri sforzi di dissipare quella nebbia risultavano inutili.”

“A entrambi metteva paura sembrare la tipica coppia di insegnati che vivono nell’attesa delle vacanze e dei fine settimana, liberi di fare quello che veramente amano solo nei ritagli della giornata.”

“Le scintille d’odio e di sofferenza schizzavano fuori dalle pagine del diario, in una calligrafia che a stento teneva il passo con il ritmo di un’anima che vomitava fuoco, le lettere che inciampavano una sull’altra per il disprezzo e l’indignazione.”

“Sono convinto che solo l’immaginazione ci rende capaci di creare un sodalizio fra il nostro mondo interiore, oscuro e talvolta spaventoso, e il mondo oggettivo e razionale fuori di noi, per congiungere ciò che appare diviso e opposto, il maschile e il femminile, il bene e il male, la forza creatrice e quella distruttrice.”

“Quando incappai nella frase: <<Un suicidio uccide due persone, Maggie, ecco a cosa serve!>>, seppi che aveva ragione.”

Buona lettura!